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Il “fantastico” mondo del queerbaiting

Fantastico, beh, si fa per dire. Ormai, tra gli appassionati di serie televisive e saghe cinematografiche, si sente sempre più parlare di questo fenomeno, che sembra riguardare tutto, ma allo stesso tempo niente.

Non sapete cosa sia il queerbaiting?

Spiegato in parole povere, è una parola inglese che deriva dall’unione del termine queer, spesso usato in modo dispregiativo per denotare una persona della comunità LGBT+, e dal verbo bait, ovvero lusingare, adescare. Può quindi essere definita come una strategia per attrarre il pubblico LGBT+. In generale, consiste nel produrre implicitamente o esplicitamente tensione sessuale tra personaggi dello stesso sesso, senza però permetterne una concreta e affermata realizzazione. I soggetti di questa tensione, spesso gli stessi protagonisti della serie, non avranno mai una relazione sullo schermo, portando avanti il rapporto omoerotico e, nel contempo, diverse avventure eterosessuali.

Non è una cosa negativa di per sé; infatti un subtext di questo tipo si rivela spesso intrigante e affascinante, sia per gli spettatori LGBT+ sia per tutti coloro che, stanchi delle solite rappresentazioni etero-normative piene zeppe di cliché, trovano finalmente qualcosa di diverso. Tuttavia, ed è questo il vero problema, tale strategia di continuo e implicito tira e molla è sempre più utilizzata dalle grandi case di produzione per un semplice, vergognoso motivo: attirare la comunità LGBT+, ma, allo stesso tempo, evitare di perdere il pubblico più “conservatore”, o meglio, omofobo. Come se fosse un contentino per tutti. Tu, ragazzo gay, ti ritrovi nel personaggio di Sherlock? Bene! Ecco a te tredici episodi di tensione sessuale, gesti d’amore e sofferenze. Invece tu non puoi tollerare che il personaggio principale si innamori del suo migliore amico? Niente paura, introdurremo una figura femminile soltanto per farla sposare con uno dei due.

Nonostante non si possa affermare con certezza che cosa sia queerbaiting e che cosa invece non lo è, dato che ognuno ha la propria percezione di tensione sessuale, ne esistono svariati esempi accolti come tali da quasi tutta la comunità del fandom. Per illustrarli al meglio, tuttavia, non mi sono potuta astenere da fare qualche spoiler; vi ho avvisati.

Alcune serie, per esempio, approfittano di situazioni ambigue e fuori contesto fin dall’inizio, come Riverdale, che già in uno dei trailer della prima stagione mostrava un bacio tra i due personaggi femminili principali, Betty e Veronica. Guardando il trailer, uno degli strumenti fondamentali per la presentazione di un prodotto televisivo, si pensa subito a una possibile relazione tra le due, che, come si realizza seguendo la serie televisiva, non si concretizzerà mai.

Un altro clamoroso esempio è quello di J. K. Rowling, che si rende ormai protagonista di tantissimi piccoli “scandali”. Nel lontano 2007, la famosa scrittrice, rispondendo alla domanda di una fan, confermò l’omosessualità di uno dei personaggi più importanti della saga, Albus Silente, nonostante non fosse mai stata accennata all’interno dei libri. L’intento dell’autrice, molto probabilmente, era quello di “diversificare” la saga senza riscontrare dissenso tra i lettori più tradizionalisti, che possono ancora leggersi i libri senza riconoscere qualche indizio sulla presunta omosessualità del preside della scuola di magia. Quando ancora, circa dieci anni dopo, il direttore del film Animali fantastici: i Crimini di Grindelwald ha affermato che la sessualità di Silente non sarebbe stata espressa esplicitamente, allora è diventata quasi una presa in giro. Un personaggio diventa gay solo quando non deve più essere rappresentato sullo schermo? O solo quando muore?

A proposito di morte. Uno degli esempi più clamorosi, portato avanti per quasi dodici anni, ci è servito su un piatto d’argento dalla serie televisiva della CW Supernatural. Dean Winchester, uno dei due fratelli protagonisti, e l’angelo Castiel, formalmente “migliori amici”, sono una delle coppie più acclamate e, al tempo stesso, contestate di tutta la comunità del fandom. Dodici anni di eyesex, litigate quasi coniugali, scenate di gelosia, salvataggi e sacrifici che l’hanno reso uno dei primi duo a entrare letteralmente nella storia della cultura popolare. Se però tutto questo accade da più di un decennio, perché tanto rumore adesso? Si dà il caso che, come i fan ben sanno, in questo periodo sta andando in onda la quindicesima stagione, l’ultimo mattone di un’Odissea che dura dal 2005. Venerdì 6 Novembre, il giorno dopo la trasmissione nel diciottesimo episodio dell’ultima stagione, l’hashtag #destiel è primo nella classifica delle tendenze, superando addirittura quello sulla situazione politica statunitense, #USelections. L’angelo Castiel ha apertamente dichiarato il suo amore sconfinato a Dean Winchester, subito prima di sacrificarsi e- e di finire all’Inferno. Sì, all’Inferno, o meglio, nel Vuoto. Qual è allora il messaggio? Che confessare il proprio amore porta, inevitabilmente, alla fine? Che i personaggi LGBT+ (perché, sebbene il tramite di Castiel sia un uomo, gli angeli non hanno sesso) non sono destinati a un vissero per sempre felici e contenti?

Supernatural, tuttavia, potrebbe ancora porre fine a dodici anni di queerbating con un plausibile ritorno del personaggio per l’ultimo episodio, in onda il 19 Novembre, e c’è quindi ancora una possibilità di riscatto per quella che è una delle coppie più popolari sui social network e le piattaforme di fanfiction. Ciononostante, anche se accadesse, non sarebbe di certo la prima serie televisiva a girare attorno a una coppia LGBT+ senza esplicitarla fino all’ultimissimo episodio, come ben sanno i fan di serie animate come Adventure Time e The Legend of Korra. Bisognerebbe dunque dedicare qualche parola anche a tutti quegli show che credono di essere assolti da ogni peccato promuovendo messaggi progressisti all’ultimo minuto, ma non vogliamo rischiare di passare per quelli che non si accontentano mai, no?

Sarebbero a decine le ulteriori vittime che si potrebbero tirare in ballo, come i già nominati Sherlock Holmes e John Watson della serie della BBC Sherlock, Regina Mills e Emma Swan di Once Upon A Time o ancora Artù e Merlino di Merlin… potremmo davvero andare avanti all’infinito. Sta di fatto che il queerbaiting non è soltanto una presa in giro per coloro che seguono un prodotto televisivo aspettando qualcosa che non accadrà, ma, nei casi più eclatanti, diventa un vero e proprio svilimento della comunità LGBT+, che, a questo punto, risulta abbastanza importante da portare denaro ma non abbastanza da essere dignitosamente rappresentata. Ci rimane soltanto da riporre la nostra speranza in prodotti più recenti, augurandoci che abbandonino il subtext e i messaggi subliminali per rappresentare una comunità esattamente così com’è, colma di mille sfaccettature mai esplorate sullo schermo.

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