Perchè ha vinto Trump?

Ormai si sa, Trump ha vinto. È lui il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Il regista e premio oscar Micheal Moore lo aveva predetto già nel suo post del 24 luglio 2016, andando contro chi, per superbia o ingenuità, affermava che non sarebbe mai potuto accadere.

Mass media, lo star system hollywoodiano, banche e grandi manager tifavano, in modo più o meno velato per Hilary Clinton. Perciò tutti questi soggetti devono aver avuto una gran brutta sorpresa quando hanno scoperto che a vincere era stato il candidato repubblicano.

Se dunque Hilary aveva tutto questo sostegno, viene da chiedersi come Trump abbia potuto vincere.

Moore nel suo post di luglio spiega già in modo abbastanza esaustivo il malcontento sociale degli americani e lo spostamento di voti. Ciò che non spiega è lo slogan usato nella campagna elettorale dal neopresidente: “Make America Great Again” (rendere l’America di nuovo grande).

Il segreto di tale slogan sta nell’aver usato la parola “Again” (di nuovo), cosi che milioni di americani, nostalgici di un periodo sicuramente più florido della loro repubblica e scontenti dell’operato di Obama, si sono recati alle urne, sperando che tale periodo potesse ritornare con un presidente anti-establishment. Ebbene, quel presidente non era di certo Hilary Clinton.

Il risultato è stato quello di ritrovarsi come presidente della più grande democrazia del mondo un uomo, definito da molti, xenofobo, sessista e narcisista.

Oltre che dai suoi discorsi elettorali, questo lo si è potuto notare dalle promesse che sta cercando di mantenere dopo il suo insediamento.

Di fatti, uno dei primi ordini esecutivi firmati da Trump, è stato quello che blocca i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che praticano o informano sull’interruzione di gravidanza all’estero (in realtà introdotto da Reagan nel 1985, ripristinato da George W. Bush nel 2001 ed eliminato da Obama nel 2009).

Uno degli ultimi è stato invece quello che vieta l’arrivo di cittadini provenienti da sette paesi a prevalenza musulmana:Siria, Iraq, Iran, Yemen, Somalia, Sudan e Libia.

Ciò, come piace affermare a Trump, per la “protezione della nazione contro l’ingresso di terroristi stranieri”

Ma siamo sicuri che questo serva davvero per la prevenzione di attentati?

Come si è già dimostrato per gli ultimi attentati in Europa, i terroristi molto spesso vivono già nei paesi in cui colpiscono e poi, discriminare sulla base della nazionalità, razza o religione è contrario ai diritti umani.

Tuttavia, secondo l’ultima rilevazione Reuters/Ipsos, il 49 per cento dei cittadini statunitensi approva lo stop ai migranti del neopresidente Usa, mentre solo il 41 per cento non è d’accordo.

Dunque il paese rimane diviso. Continuano le proteste contro Trump (iniziate con la scoperta della sua elezione o forse ben prima), ma il consenso non sembra ridursi.

Per chi non lo vorrebbe al potere non c’è però da preoccuparsi, Micheal Moore, nella sua seconda profezia, ha affermato che non arriverà a fine mandato.

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