Un ultimo saluto

Ed eccoci dunque qui, alla fine di un altro anno scolastico, per alcuni più duro rispetto a quelli passati. Dopo ben otto mesi di lavoro ce ne attendono tre di riposo, o quasi. C’è chi sarà occupato con i corsi di recupero, chi farà i compiti per tutto il tempo e chi invece userà queste vacanze estive per fare il punto della situazione con sé stesso.

Qualcuno crescerà un po’ in questi caldi giorni che ci separano dal rientro: i maturandi daranno finalmente il famoso esame che ci attende da che iniziamo il nostro percorso da liceali; i futuri primini si chiederanno con un pizzico di curiosità e timore che cosa li attende (non tutti, la maggior parte sarà contenta di non avere compiti delle vacanze e si accorgerà del grosso cambiamento solo a settembre); noi altri del triennio guarderemo con ansia i giorni che ci separano dalle prime verifiche, rigorosamente già fissate. Gli unici che possono sul serio tirare un sospiro di sollievo sono gli ignari allievi del biennio, che ancora non immaginano, o preferiscono non sapere, che cosa li attende.

Dopo due anni passati dietro ad un computer, chi più chi meno, abbiamo affrontato questo nuovo anno con immensa gioia e non poca fatica: ad inizio anno il nostro liceo è stato toccato da tre perdite una più dolorosa dell’altra, ma non per questo abbiamo smesso di cercare di sorridere.

Non sono stati pochi gli studenti che si riversavano nei corridoi in preda ad una crisi di nervi in vista di un carico incredibile di verifiche ed interrogazioni. Nel bene e nel male ne siamo usciti tutti, chi con le ossa rotte e qualche dente in meno, chi vittorioso e più forte di prima.

Oggi in piazza Bernini, abbiamo finalmente urlato a squarcia gola. I passanti ci hanno guardati allibiti: quale motivo c’era di urlare al mondo le proprie emozioni? Certo, non capivano. Non capivano quanta fatica, disperazione, liberazione, stanchezza, orgoglio e gioia c’erano in quelle grida. Oppure, avranno deciso liberatamente di dimenticarsi cosa voglia dire avere diciotto anni.

Vi auguro di non smarrire mai i vostri ricordi legati a questo liceo, che nel bene e nel male per molti si è rivelato essere una seconda casa. Che il prossimo anno dobbiate affrontare la quinta, la prima, l’università, non ha importanza: ricordate. Ricordate e condividete questi momenti che faranno di voi le donne e gli uomini di domani. Perché urlare serve a far sentire la propria voce.

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *