Berlino 1989
Il nove novembre 2019 potrebbe sembrare un giorno d’autunno come tanti altri, ma non è così. Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dalla caduta del Muro di Berlino, simbolo della divisione territoriale e politica dell’ Europa e non solo. Per comprendere meglio l’importanza di quest’anniversario bisogna però riprendere dalla storia della divisione del continente, nel lontano secondo dopoguerra.
La storia dell’Europa fino ad oggi si può ricondurre quasi per intero ad un unico e terribile evento: la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la vittoria degli alleati contro i nazifascisti la Germania venne divisa in diverse zone d’occupazione, quattro per la precisione, ma riconducibili alla differenza tra Oriente e Occidente. La Germania Ovest (RFT) venne spartita tra USA, Inghilterra e Francia, la Germania Est (RDT) andò all’Unione Sovietica. Le seguenti divisioni si decisero nella circostanza della Conferenza di Jalta, in Crimea, insieme al fortuito accordo della spartizione della stessa Berlino con metodi uguali ai precedenti. L’Unione Sovietica si dimostrò comunque ostile alle tre nazioni occidentali, avviando il Blocco di Berlino del 1948 con l’intento di affamare la popolazione ed i militari stranieri. Il tentativo di sottomissione al Regime Comunista fu scongiurato in seguito al famoso ”Ponte Aereo per Berlino”, grazie al quale la città riuscì a risollevarsi fino allo scioglimento del blocco nel ’49. In seguito alla crescente povertà nella Germania Orientale vi fu un emigrazione senza precedenti, il 15-20% dei Tedeschi dell’Est emigrò nella RFT. Il Regime Comunista decise allora di costruire il Muro il 13 agosto 1961, con i pretesti di contenere l’emigrazione e l’introduzione del ”Fascismo Occidentale” nella zona berlinese sovietica. In questo periodo, inoltre, le repressioni del regime divennero sempre più violente e subdole, grazie anche alla dura politica della polizia filosovietica tedesca, la famigerata Stasi. Questo speciale corpo di agenti si occupava del controllo sociale, psicologico e fisico della popolazione della Germania Orientale, giudicando anti-comunista qualsiasi atto estraneo. La repressione del regime divenne sempre più aspra, fino a quando nella popolazione iniziò ad insinuarsi un sentimento tendente ad un’ideologia di cambiamento politico. La città di Berlino Ovest, invece, diventava sempre più simile ad una splendida vetrina del mondo occidentale, dove il libero mercato e l’iniziativa economica venivano liberamente consentiti ed inseriti nel sistema finanziario. Nel periodo che precedette la caduta del Muro i Tedeschi dell’Est ricordano una bizzarra distensione della burocrazia sovietica, che rilasciava molto più spesso di prima permessi per attraversare il confine. I capi e funzionari comunisti sapevano che il sogno di un governo proletario avrebbe fallito, così, precisamente trent’anni fa, Mosca diede alla RDT il consenso di comunicare la distruzione del confine. Appena la notizia divenne pubblica, i Berlinesi Orientali si abbatterono sul muro e lo demolirono, tuffandosi in un mondo che per loro era solo la parte bianca sulla mappa dell’URSS. La caduta del Muro fu una della più significative rappresentazioni della fine della divisione d’Europa e del crollo del Blocco Orientale, avvenimento che peraltro ricordiamo ogni anno.
Passando da un’analisi storica ad una più psico-sociale del Muro si può pensare che questo sia, banalmente, il simbolo della divisione e della paura di quello che non vediamo o di quello che ci sembra più conveniente non vedere. Leggendo o vedendo le immagini del Muro di Berlino (Berliner Mauer) ci sembra impossibile vedere o immaginare una città divisa, in una nazione divisa, in un’europa divisa. Il pensiero passa poi subito ai Tedeschi, figli della stessa madre ma ospiti di nazioni straniere, divisi a loro volta in Tedeschi dell’Est e Tedeschi dell’Ovest e apparenti sulle carte come ”popoli opposti tra loro”. Vedendo l’immagine odierna dell’Europa non potremmo mai immaginare che una volta questa non fosse”tutta” la nostra casa, ma fosse divisa tra NATO e Patto di Varsavia, tra Capitalismo e Comunismo, tra Ovest ed Est. Il problema, però, rientra in un panorama più ampio; nello stesso concetto di divisione del continente secondo ideologie politiche e sociali che tendono a rimbeccarsi a vicenda. Le divisioni in Europa sono crollate trent’anni fa, ma noi non dobbiamo tenerle in piedi dando per scontato che questo fatto basti, noi dobbiamo impegnarci a costruire la democrazia, portarla avanti pensando che le differenze non siano più importanti delle persone. Oggi tutti possiamo dire, essendone fieri:<<Ich bin ein Berliner>>
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