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“Eravamo Solo Numeri Su Una Bilancia”

Qualche settimana fa è scoppiato lo scandalo della FGI – Federazione Italiana Ginnastica- dove atlete di ginnastica artistica e ritmica hanno denunciato gli abusi fisici e mentali subiti dalle allenatrici, in queste dichiarazioni le atlete raccontavano di essere picchiate se non facevano gli esercizi correttamente, affamate per rispettare rigorosi paletti fisici. Purtroppo il mondo della ginnastica artistica e ritmica (come quello del nuoto, della danza e molti altri) sono ambiti ultra competitivi (mai capito il perché), l’agonismo in generale lo è ma alcuni sport più di altri, l’agonismo è difficile e rigoroso ma in alcuni momenti è troppo; è giusto che per raggiungere determinati obiettivi ci voglia rigore e disciplina ma se questo rigore va a intaccare la tua salute fisica e mentale allora non è più rigore, è un pericolo. A volte si è fortunati nel trovare allenatrici che vogliono trasmettere amore e passione per un determinato sport, a volte si trovano persone a cui interessano solo i risultati e l’apparenza fisica. Due ginnaste, Anna Basta e Nina Corradini, hanno aperto il Vaso di Pandora denunciando i pesanti abusi che hanno subito da quando erano entrate in Nazionale. Pesate tutti i giorni, allenamenti stremanti, alimentazione ridotta al minimo solo per apparire belle durante una competizione. “Abbiamo iniziato ad abusare di lassativi” rivelarono le ex ‘Farfalle’ a Verissimo “. E quando Nina è svenuta perchè non aveva più forze l’hanno fatta allenare lo stesso. Io pure con la febbre e le stampelle non sono stata esonerata dalla pesata giornaliera, se pesavamo qualche grammo in più – magari non eravamo andate in bagno eh- ci sentivamo rivolgere i peggio insulti: ‘ma come fai a guardarti allo specchio?’ ‘Non ti vergogni’ La ginnastica ti insegna a non mollare ma a volte diventa troppo, era un’ambiente tossico dal quale -quando me ne sono andata- mi sentivo in colpa per averlo abbandonato. Sono due le cose che vorrei che le bambine, le ragazze e le allenatrici di oggi capissero, primo: non è un numero sulla bilancia a determinare quanto valore abbiamo e secondo, una cosa molto difficile da accettare soprattutto per allenatrici ad alto livello, se tutte le persone di questo pianeta mangiassero le stesse cose e si allenassero nello stesso modo avremo comunque corpi diversi. Loro prendevano una campionessa olimpionica e ci dicevano che dovevamo raggiungere quel tipo di peso, fisico…dovevamo diventare come lei, se una non ce la faceva era fuori.”

 Altre atlete di ginnastica ritmica e artistica hanno confessato di aver sofferto, e che ancora oggi ci fanno i conti, di disturbi alimentari; la campionessa olimpica di ginnastica artistica Carlotta Ferlito in un post su Instagram ha ammesso che durante le olimpiadi di Londra nel 2012 saltava la cena e si affamava durante la giornata: “Ancora oggi mi porto dietro gli strascichi di ciò che mi è stato detto. Avevo otto anni – otto- la prima volta che un’allenatrice mi disse che ero troppo grassa per fare quello sport.”

Un’ ex atleta, Ginevra Parrini, raccontava che era arrivata ad un certo punto ad aver paura di andare in palestra: “Perdevo 10 kg in una settimana e li riguadagnavo in 5 giorni, quando il tuo pranzo è un’insalata e la tua cena una mela è normale avere questo sbalzo, cosa che non è sana, nemmeno per una ginnasta ad alto livello. Trovavo tutti gli stratagemmi possibili per non andare in palestra, per evitare la pesata giornaliera, non potevamo bere nemmeno un bicchiere d’acqua perché quello faceva la differenza. Le categorie di peso esistono in qualsiasi sport come nella vita, ma le allenatrice avevano ricostruito quei limiti a loro piacimento; era diventata anche una cosa pericolosa, mi feci male alla schiena e loro non chiamarono nemmeno l’ambulanza perchè se no perdevo ore di allenamento.” 

Io con la ginnastica artistica sono arrivata a malapena ai Nazionali ma vi posso assicurare che allenarsi ad alto livello è una cosa che veramente ti rovina, al mio terzo anno ebbi un’allenatrice a cui importava solo l’apparenza fisica delle sue atlete e la loro performance, dopo una gara in cui non avevamo soddisfatto i suoi criteri di apparenza (eravamo troppo timide, troppo in ansia, stavamo male avvolte dal body, sfiguravamo in mezzo alle altre che erano alte otto metri e pesavano come uccellini) ci fece un discorso che ancora oggi – a distanza di 4 anni- mi riempie di incertezze: il problema era il nostro fisico, dovevamo scegliere accuratamente cosa mangiare altrimenti potevamo scordarci le gare. Da quel giorno gli allenamenti diventarono così rigidi che pensai seriamente di abbandonare. Immaginate un discorso del genere che effetto può avere su delle ragazzine di 13/14 anni, un effetto devastante. Io e alcune mie compagne di squadra ci siamo portate dietro quelle parole per anni; io ancora tutt’oggi a volte credo che il mio valore sia definito dalla mia forma fisica, ancora oggi a volte faccio fatica a togliermi quelle parole dalla testa, ancora oggi soffro di sensi di colpa o di paura di come io possa apparire perché mi sono lasciata andare a qualche sfizio, a volte se non vado a fare due passi o non mi alleno devo dire a me stessa: “E’ ok, non devi farlo per forza, il tuo valore non è determinato dal tuo peso o dalla tua forma fisica.” 

L’agonismo, le gare ad alto livello, i podi e le medaglie sono tutte cose bellissime e gratificanti ma dietro tutti i sorrisi, i brillantini, la fama, l’orgoglio italiano ci sono un sacco di ombre e abusi. Chiariamoci questo non vale solo per la ginnastica. In tutti gli sport devi fare qualche sacrificio ma c’è una linea che non va superata, una linea che per molti istruttori e istruttrici è invisibile. Per quanto il vostro sogno sia grande, abbiate la lucidità e l’amor proprio di dire “Basta” quando quella linea viene superata. 

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