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Green Leaders: l’Educhange 2.0

con la collaborazione di Lorenzo Guerrieri e Elisa Gissi

Green Leaders, è il nuovo progetto (curato dalle professoresse  Dolce e Teresi) che integra e migliora l’ex Educhange. È iniziato il 21 febbraio e prevede la presenza in classe di due studenti o studentesse universitari/e stranieri/e per due ore alla settimana per sei settimane. L’obiettivo è diffondere la conoscenza degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU e l’educazione alla diversità e al multiculturalismo. È un’ottima occasione per esercitare l’inglese e conoscere nuove culture (oltre che dare l’opportunità di svolgere ore di PCTO e di educazione civica).

Domani, venerdì 25 marzo, dalle 10 alle 13 in Aula Magna, ci sarà l’evento finale che prevede la visione dei video prodotti dagli studenti che tratteranno un goal a loro scelta, scegliendo tra gli SDG dell’Agenda 2030. Il video migliore, scelto da una commissione, avrà un premio spendibile in libri o materiale didattico presso i negozi Feltrinelli.

L’esperienza all’estero è insieme individuale e collettiva, dato che permette di affinare e sviluppare nuove abilità grazie al rapporto con gli altri, di immergersi completamente in un’altra cultura e in un’altra normalità di cui capire e apprezzare le particolarità.

Parlando con i volontari si sentono quelle dichiarazioni sul nostro paese che più o meno tutti ci aspettavamo: affascinanti città e bei paesaggi, accoglienza calorosa delle famiglie e buon cibo.

Un altro aspetto fondamentale del progetto è proprio il fatto che esso non consista in una semplice passività, ma permetta ai volontari stranieri di partecipare a varie iniziative all’interno degli istituti e del territorio.

Stefan, un giovane studente tedesco, ha partecipato alle iniziative di Legambiente e afferma che è molto importante esercitare l’inglese ed entrare in contatto con le nuove generazioni. Lui stesso ha dialogato con la società civile vivendo una bella esperienza.

Maria, studentessa greca, adora la cultura italiana e dice che la collaborazione con gli studenti e la loro partecipazione è stata una delle parti migliori della permanenza. Pensa inoltre che sia importante dibattere, esercitare l’inglese e creare un dialogo diretto tra i giovani riguardo agli obiettivi dell’Agenda 2030, cercando di conseguirne i protocolli di sostenibilità e progresso.

Petros, anche lui greco, dice di aver trovato delle somiglianze tra la cultura ellenica e il Belpaese e che gli è piaciuto lavorare e comunicare in un’altra lingua. Studia Relazioni Internazionali e crede che il progetto possa lasciare ai volontari un’esperienza unica, oltre ad instillare nei partecipanti una sorta di appartenenza e affezione alla cittadinanza europea ed al multiculturalismo che caratterizza la nostra società. Questi piccoli esempi possono fornirci qualche scorcio di quello che un’esperienza all’estero possa significare per noi giovani, abituati a pensare ad un mondo senza confini e curiosi per nostra indole…

Questa esperienza non è stata accolta con entusiasmo solo dai ragazzi e dai volontari, ma anche dai professori che hanno collaborato attivamente alla realizzazione del progetto.

Sostengono, infatti, che sia un ottimo progetto soprattutto per gli studenti che frequentano l’indirizzo delle scienze umane perché non hanno l’ora di conversazione inglese (e francese). Pensano, anche, che i ragazzi volontari siano molto preparati e super bravi pur essendo alla loro prima esperienza di insegnamento.

È stata un’occasione perfetta per sentire l’inglese su conversazioni che non siano preconfezionate (come quelle dei libri di inglese per esempio), e l’argomento è stato estremamente attuale e spiegato in maniera molto interattiva.

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