I Referendum, l’Europa e il futuro-Intervista con Patrizia De Grazia
Venerdì 15 ottobre l’Eclettico ha intervistato Patrizia De Grazia: 22enne, studentessa di giurisprudenza, coordinatrice della sezione dei Radicali Italiani di Torino e militante da anni. Una lunga chiacchierata su referendum, diritti, elezioni ed europa…
- Cosa pensi che abbia portato le persone a firmare e mobilitarsi per i Referendum?
Il punto è che su diritti civili i cittadini sono sempre più avanti della politica, già molto tempo fa ci furono iniziative che evidenziarono la volontà popolare in questo senso. Nel 2013 venne proposta una legge sull’eutanasia che venne appoggiata dall’opinione pubblica, ma il parlamento la ignorò. Facemmo un appello alle camere dato che il dolore non attende il tempo della politica, la legge non fu discussa e venne messa in un cassetto. Grazie ad attivisti e malati che si sono prestati alla visibilità pubblica è intervenuta la Corte costituzionale con l’appoggio di alcuni giudici. Dopo essere stati ignorati ancora, la proposta di referendum popolare ci sembrò l’ultima possibilità. Sapevamo che entrambe le proposte sarebbero state molto popolari ma dato che sono state lanciate nel periodo estivo e post pandemia eravamo incerti. La gente invece arrivò e i tavolini iniziarono a raccogliere firme, siamo riusciti a triplicare il numero di quelle necessarie. Poi c’è stato Cannabis, una proposta visionaria e folle. L’abbiamo presentata a dieci giorni dalla scadenza e la firma digitale è stata un passo storico indispensabile. Per iniziative simili i cittadini devono essere dotati di SPID ed essere informati ed è necessario autenticare le firme. Così piccoli comuni come Grugliasco si sono ritrovati con montagne di firme da vidimare. I tempi del parlamento sono sempre lunghi soprattutto sui diritti civili, considerati di scarso interesse. Invece la popolazione si è dimostrata molto attiva. Ricordiamo che il referendum Liberi fino alla fine ha ottenuto la firma del 2% della popolazione, un numero molto alto. Le camere devono comunque legiferare per tutelare i cittadini e proteggerli, c’è assoluta necessità di una normativa.
- La Conferenza Episcopale Italiana e quasi tutto il centrodestra si sono schierati ferocemente contro entrambe le iniziative: quali pensi che siano i pregiudizi che portano le persone a considerare i referendum moralmente sbagliati?
Su eutanasia ho avuto la possibilità di vedere la proposta accantonata. Anche se i partiti di centrodestra non hanno appoggiato l’iniziativa, abbiamo avuto alcuni consiglieri della Lega che firmavano senza fare propaganda. Ad un certo punto hanno dovuto ammettere che la proposta aveva senso, che non era un omicidio di massa. Ovviamente il centrosinistra e la sinistra sono stati gli schieramenti che hanno fatto campagna favorevole e raccolta firme, è pur vero che solo Fratelli d’Italia si è schierata ferocemente contro nonostante alcuni membri della destra si siano differenziati. Sulla cannabis il centrodestra ha sempre sostenuto la linea della ”guerra alla droga”, guerra che favorisce l’utilizzo di sostanze stupefacenti dato che tutti sanno dove comprarla, anche se non consumano spesso. Lo spaccio contribuisce alla sovvenzione delle mafie. Noi chiediamo che si trovi nelle tabaccherie e che sia sotto il monopolio statale. Alcuni partiti di centrodestra, la Lega in particolare, basano i loro argomenti sul moralismo che sulla ragione. Ne è un esempio il caso di Filippo Blengino, coordinatore dei Radicali di Cuneo che si trova ora in procedimento penale per aver coltivato una piccola piantina di cannabis sul suo terrazzo. È assurdo che lo stato perda tempo e denaro a perseguire Filippo Blengino e la sua pianta. La guerra alla droga non rende le strade più sicure e la cannabis non uccide a differenza di fumo e alcol. Uno stato che proibisce tutto non può condurre una seria lotta alla dipendenza, dato che ti impedisce di consumare e anche solo di parlare dell’argomento in maniera matura. A che cosa sono servite le politiche proibizioniste dei governi della Lega? In paesi in cui l’erba è stata legalizzata il consumo non è cresciuto, anzi in alcuni casi è diminuito e la nostra tesi è sostenuta a livello scientifico.
- Pensi che i ritardi nella consegna delle firme del Referendum Cannabis Legale siano stati intenzionali o che si sia trattato di semplice inadempienza?
In alcuni casi si è trattato di ostruzionismo e di problemi causati dalle amministrazioni; riguardo a Torino è sicuramente un ritardo tecnico dato che il comportamento della giunta Appendino è stato sempre corretto nei nostri confronti. Qui si apre problema della gestione della pubblica amministrazione e della tempistica troppo lunga in generale.
- Molti credono che una totale liberalizzazione sarebbe dannosa per i consumatori e i cittadini in generale. Cosa credi che porti le persone a pensare che la cannabis sia così pericolosa per la società?
Anche noi siamo contro la liberalizzazione, la nostra concezione è più un monopolio. La sostanza va comunque controllata, sarebbe impensabile liberalizzarla in queste condizioni. Il controllo statale è sicuramente più sicuro e redditizio per il paese. Sul pregiudizio la pochissima informazione contribuisce. Io faccio attivismo da molto e La legalizzazione della marijuana è sempre stata fra i temi fondamentali. Ci sono molti luoghi comuni, la cannabis è spesso considerata il preludio di droghe pesanti, bisogna togliere quest’idea di mostro relativa alla droga. La proposta permetterebbe l’autocoltivazione e verrebbero annullati altri provvedimenti come la sanzione amministrativa che prevede la requisizione della patente. Qui torna il moralismo della destra che tende ad opporsi a varie posizioni solo perché le considera moralmente sbagliate, una cosa è sbagliata solo se fa male a qualcuno. Bisogna informare i cittadini e smantellare il proibizionismo.
- I recenti referendum in Svizzera e San Marino hanno avuto un risultato molto soddisfacente per i progressisti: cosa credi che significherà questo per l’Europa, nonostante i due paesi non facciano parte dell’unione?
Penso che voglia dire che siamo molto indietro in confronto agli altri paesi europei. Anche in Spagna è stata approvata recentemente la legge sull’eutanasia, questo ci rende ancora una volta il fanalino di coda dell’UE. Il parlamento fatica a legiferare e la velocità delle istituzioni è poco accettabile. Facciamo parte di quell’ambiente europeo che non sta procedendo in cui i progressisti continuano a supportare battaglie riguardo i diritti civili insieme ai cittadini. Il nostro paese non riesce a farsi promotore delle iniziative e quindi l’Europa ci tira per il colletto. Grazie all’ UE l’Italia è evoluta molto, è ora di diventare grandi e capire che le spinte del fronte progressista e della società civile devono essere accolte. Quando comprenderemo questo il paese sarà più civile.
- Perché in un contesto post pandemia, dove è stato dimostrato che la collaborazione tra diversi paesi può aiutare così tanto, in Europa continuano a crescere partiti populisti e ultraconservatori come Vox in Spagna o le formazioni antieuropeiste di governo di Polonia e Ungheria?
Questa domanda può avere differenti risposte. Uno dei motivi, nell’esempio di Brexit è la disinformazione, anche se il discorso britannico è particolare, anche gli europeisti là sono ”europeisti a modo loro”. L’ Europa è nemico molto facile e la sovranità nazionale causa problemi politici alla comunità europea. Se fossimo un’unione politica conteremmo qualcosa sul piano delle relazioni estere e commerciali, sarebbe un nuovo mondo da costruire con l’idea di unione comune. L’ascesa di partiti populisti è destinata a calare. Prendiamo l’esempio della Polonia. I giovani polacchi vivono male il conservatorismo della loro nazione. Alcuni miei studenti polacchi mi dissero di vergognarsi dell’immagine che il paese aveva nel mondo, ma erano altrettanto sicuri che la situazione sarebbe cambiata, ed io credo che sarà così. L’Ungheria è un caso ancora diverso, Orban è un dittatore e l’Europa sta prendendo provvedimenti. L’Unione deve risolvere alcuni grandi problemi che possono causare rotture (politica migratoria e diritto di veto per singoli stati), sensibilizzare i cittadini sui vantaggi che provengono da una società europea portare l’idea europeista come un’idea vincente.
- Alcune formazioni importanti del centrosinistra non si sono schierati quanto avrebbero dovuto fare secondo gli elettori riguardo ai referendum. Perché nella casa naturale dei progressisti alcuni argomenti sono considerati ancora tabù?
Se parliamo del PD esso è spaccato in più correnti, nonostante sia il fulcro del centrosinistra, contiene al suo interno anche anime conservatrici pur non aspettandoselo, dato che il centrosinistra è storicamente associato alle lotte per i diritti civili. Osservando dei dati si può anche capire che alcuni consiglieri comunali dem abbiano votato contro l’eutanasia. Molte volte i Radicali si sono trovati soli nella difesa dei diritti civili e sono stati poi appoggiati dai grandi partiti di sinistra. Questi argomenti sono in particolare molto difficili da trattare con i partiti e di solito ci vuole del tempo.
- Ricordiamo che i presenti partiti sono il frutto della disgregazione politica avvenuta in seguito a tangentopoli.
Esatto. Fanno eccezione su partiti centrodestra che hanno una linea militaresca ed una retorica semplicistica senza ragionamento critico. Le persone di centrodestra che venivano a discutere con me erano su piani diversi con cui non riuscivi ad interloquire: “Dio ci da la vita e lui ce la toglie” oppure “Se passa l’eutanasia ucciderete gli anziani e i figli si metteranno d’accordo per spartirsi l’eredità” e cose simili. E’ semplice fondare le proprie teorie politiche su bugie, soprattutto se si parla di diritti civili.
- Torniamo sul piano europeo. Ci sono state recentemente le elezioni in Germania, con un risultato più o meno scontato. Il fronte progressista ha però ottenuto dei risvolti soddisfacenti dato il successo di SPD e Verdi. Come credi che questo influenzerà l’Unione Europea?
Non abbiamo ancora un reale vincitore. Nel frattempo anche la Francia andrà a elezioni e noi pure dopo il governo Draghi, che è certamente destinato a finire. Era ovviamente scontato anche per me l’esito in Germania. In questi anni l’Europa ha dovuto mettersi alla prova, vedremo cosa avranno percepito i cittadini, ma devo ammettere che sono un po’ timorosa sulle tornate nazionali in Italia per l’ascesa destre e di Fratelli d’Italia, attualmente considerato primo partito nel paese. Ho molta fiducia nei cittadini, quando la comunicazione è sana e c’è trasparenza si ottiene una buona capacità di analisi. Credo che i referendum e la partecipazione dei giovani abbia dato prova ancora una volta che i cittadini delle nuove generazioni siano avanti, così come nel resto d’Europa.
- Come vedi l’avvenire delle battaglie per i diritti civili a Torino e come credi che saranno influenzate dal prossimo sindaco?
Premetto che sono orgogliosa di essere Torinese e la nostra città ha contribuito moltissimo nelle battaglie per i diritti civili. Torino ha sempre avuto un grande potenziale in senso progressista. Questi diritti vanno comunque tutelati da qualcuno. La giunta Appendino è criticabile sotto molti punti ma non su questo argomento, come molti 5 Stelle. Alcuni consiglieri pentastellati hanno raccolto le firme nelle piazze. Un sindaco di centrodestra sarebbe comunque influenzato dalle liste su cui si appoggia, da cui non ci si può aspettare spinte progressiste. Parliamo di Lega, Fratelli d’Italia, il Popolo della Famiglia ecc. Damilano ha dichiarato di essere assolutamente ben disposto sui diritti civili, ma una maggioranza ostile al comune sarebbe più complicata da gestire. Detto questo, Torino sarà sempre un bacino fertile indipendentemente dal sindaco. La nostra città è la seconda dopo Milano per firme complessive e la prima per firme in relazione agli abitanti (dati relativi a Referendum Eutanasia Legale). A volte devi trainare anche il centrosinistra su questi temi. Io ha lavorato con Lo Russo (candidato sindaco di centrosinistra) che ha sempre chiarito le sue posizioni a mio avviso molto positive. Diciamo che in questa situazione un sindaco è sicuramente meglio dell’altro.
- Sei fiduciosa per il futuro dei Referendum?
Dipende dalla Corte costituzionale, sono sicura che se andassimo a votare passerebbero entrambi. Nel caso in cui il vaglio di costituzionalità non venga superato, riproporremo le cose in modo diverso. Non che io abbia poca fiducia nella corte, ma nella storia repubblicana anche quest’organo ha commesso alcune azioni non condivisibili. I referendum abrogativi lasciano comunque un vuoto che deve essere riempito con delle legiferazioni chiare e scevre da qualsiasi possibilità di abuso e continueremmo a sensibilizzare per raggiungere i nostri obiettivi.