La Terra Santa ancora in guerra
Da tre settimane infuria di nuovo il fuoco della guerra in Terra Santa, che da 70 anni non conosce altro che la discriminazione, la divisione e i muri. I media strabordano di immagini che ritraggono gli edifici arroccati quasi uno sopra l’altro di Gaza City che collassano sotto le bombe israeliane. Gli scontri questa volta sono scoppiati per via dell’esproprio da parte dello Stato d’Israele di molte case in un quartiere di Gerusalemme Est, che diverranno proprietà di ricchi israeliani di religione ebraica e discendenza europea. Il piccolo e pittoresco quartiere in questione viene definito Sheikh Jarrah, da qui questa volta è partita la scintilla che da tempo immemore infuoca queste mura. Dopo l’estromissione dal quartiere delle famiglie palestinesi, gli scontri non si sono fatti attendere. La polizia ha risposto con violenza, disperdendo le folle, mentre Hamas (organizzazione islamista e conservatrice considerata terroristica da USA ed EU) ha scagliato i suoi razzi sulle città israeliane. Le misure di sicurezza contraerea hanno neutralizzato circa il 90% dei missili a corto raggio degli islamisti. Gli esplosivi provenienti da Gaza hanno tolto la vita a 15 israeliani.
L’ultimo scontro tra Israele e Hamas iniziò nel 2014 a causa del rapimento di 4 ragazzi israeliani, che vennero uccisi in circostanze poco chiare qualche giorno dopo. L’organizzazione islamista venne considerata la diretta responsabile e l’odio inizio a scorrere nelle strade come un fiume in piena. In risposta, delle squadre dell’estrema destra israeliana assalirono un giovane studente sedicenne palestinese che venne braccato e bruciato vivo davanti alla folla.
In questa terra da anni una provocazione tira l’altra, fino ad arrivare allo scontro aperto. Il conflitto, comunque, non è proprio ad armi pari. L’aviazione aerea d’Israele è tra le più sofisticate e moderne del mondo, insieme ad un apparato militare molto sviluppato e un’adesione alle armi tra le più alte al livello internazionale.
Gli effetti di queste incredibili tecnologie si sono visti anche nelle notti e nei giorni passati, seppellendo sotto detriti fumanti decine di persone e disintegrando grattacieli, come quello che conteneva le sedi palestinesi di Al-Jazeera e Associated Press, oltre che case abitate da dirigenti di Hamas e non. Secondo il prima ministro Benjamin Netanyahu, i missili sono lanciati per colpire la metrò di Gaza, il complesso di tunnel sotterranei che i militanti islamisti usano per spostare munizioni e guerriglieri da una parte all’altra della striscia.
Questi video sono sconvolgenti, sì, ma ancora di più fanno male i filmati che riprendono gruppi interi di uomini vestiti in abiti tradizionali che sventolano le bandiere bianche e azzurre e ridono, vedendo le case dei palestinesi esplodere e le moschee arse da fiamme altissime. Proprio queste immagini fanno ricordare a parte degli ebrei, soprattutto quelli rimasti nei loro paesi d’origine e non emigrati verso la Palestina, avvenimenti già vissuti. I più intelligenti non hanno dimenticato le storie dei loro nonni che avevano impressi negli occhi i volti dei soldati nazisti dare alle fiamme le loro sinagoghe, entrare di notte nelle loro case, trascinare per strada uomini, donne e bambini verso lo sterminio.
Davanti a più di 250 morti palestinesi, dei quali circa 70 bambini, 40 donne e una ventina di anziani, non si può continuare a ripetere che in gioco c’erano solo obiettivi militari. Tutto l’occidente vede ammutolito le immagini dei potenti razzi che cadono sulla popolazione inerme che china il capo per proteggersi dai calcinacci.
La fuga di notizie ha provocato la reazione del mondo, pronto persino ad un’invasione di terra di Gaza, che sarebbe stato un massacro. In questi giorni si intravede però la possibilità di una tregua. I maggiori esponenti della società internazionale si sono espressi, affermando che Israele ha il diritto di difendersi. Quali diritti vengono riconosciuti ai palestinesi? Privi di una terra e in balia di una potenza ostile che ha accesso ai suoi riferimenti di acqua, elettricità, gas, che limita la loro libertà di movimento sulla loro stessa terra, che gli impedisce di lasciare il paese o di svolgere l’esercizio democratico. Dal 2006 i palestinesi non si recano alle urne e le entità statali della Palestina sono intrise di corruzione e conservatorismo. In questo i due stati non sono così diversi. Israele soffre di un grave problema di razzismo che lo rende una polveriera piena di micce infiammabili, uno stato in cui i palestinesi musulmani e cristiani, in cui ebrei africani e arabi non hanno lo stesso peso di un ebreo europeo non potrà mai essere uno stato libero. Anche i palestinesi vanno difesi e in questo caso difendere i diritti dei palestinesi non vuol dire difendere degli arabi contro degli ebrei, ma difendere degli oppressi che da anni sopportano un eterno apartheid.