L’ultimo sfregio
Articolo frutto della collaborazione di Silvia Gueli e Lorenzo Guerrieri
Il Capitol Hill viene preso d’assalto, gli agenti dei servizi segreti blindano i parlamentari nella sala principale dove si stava discutendo la vittoria di Joe Biden, vengono uccise 5 persone.
Torniamo indietro, cosa ha portato i sostenitori del Presidente Donald Trump a fare tutto questo? La riposta è semplice, ma sembra un paradosso. E’ stato proprio lui ad incitarli alla rivolta per il risultato delle elezioni del 3 novembre che giudica ‘stolen’ ovvero rubato. Nel paese simbolo della democrazia un gruppo di estremisti non accetta la sconfitta e ciò che segue sono immagini che nel 2021 non ci si aspetta di vedere.
Durante un comizio Trump incita i suoi elettori ad assalire con urgenza il Capitol Hill per fermare l’incontro che avrebbe dichiarato la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris ufficiale. E così è stato. Migliaia di ‘Trumpets’ hanno viaggiato fino a Washington D.C., capitale statunitense, per compiere un vero attacco non solo al Campidoglio ma alla democrazia occupando per ore l’edificio. Come siano riusciti ad introdursi nella sede blindata del Parlamento rimane ancora un’incognita data la presenza di poliziotti e guardie armate tutt’intorno. Trump non fa nulla per evitare che questa scena continui e solo dopo la richiesta di alcuni suoi collaboratori, incluso il Vicepresidente in carica Mike Pence, decide di pubblicare un video sul suo profilo Twitter invitando tutti a tornare a casa e ammettendo che la violenza non riuscirà a cambiare la situazione. Nonostante ciò però pubblica anche altri tweet dove sottolinea che l’America è stata vittima di frode e che i voti delle elezioni sarebbero da ricontare.
Dopo l’incredibile discorso del presidente Trump, che ha tenuto il mondo incredulo incollato allo schermo, la sua vociante armata di sostenitori ha deciso, molto democraticamente, di prendere difesa del suo leader assaltando uno dei più importanti simboli di quella che definiamo la più grande Democrazia Occidentale, uno stato del cosiddetto primo mondo. Le testimonianze grottesche raffigurano persone che urlavano appendendosi alle balconate in marmo di un palazzo centenario, che rompevano le antiche vetrate e facevano irruzione indisturbati nei corridoi accuratamente arredati di Capitol Hill. C’era chi era armato di mazze, coperchi di bidoni e armi da combattimento di ogni tipo. Le poche centinaia di poliziotti non avrebbero mai potuto impedire alla folla di entrare, ma sembra che non ci abbiano nemmeno provato. Il rapporto era di 350 membri delle forze dell’ordine contro circa 50 mila manifestanti, che ovviamente hanno investito con tutta la loro foga il palazzo dove si stava svolgendo la seduta che avrebbe legittimato Joe Biden come quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti. Dopo che le porte di Capitol Hill sono state superate, i vari gruppi di manifestanti si sono sparsi all’interno del complesso dando inizio a delle risposte incredibili da parte della polizia. Alcune divise blu si sono fatte dei selfies con i bizzarri personaggi che occupavano l’edificio che loro avrebbero dovuto proteggere, mentre altri hanno risposto con la violenza. Uno di loro, dopo essere stato preso dal panico, ha persino sparato a una ragazza che stava cercando di introdursi in una delle gigantesche alee del palazzo. La giovane morì poche ore dopo, ma fu solo la prima delle vittime dell’assurda ‘’Sera di Capitol Hill’’. I parlamentari vennero scortati subito fuori dal Congresso, poco prima che questo fosse invaso e sfregiato dai manifestanti che ci tennero a immortalare quei momenti, che per loro rappresentavano la vittoria sulle istituzioni e sul Partito Democratico. Questa rocambolesca situazione durò per ore, fino a quando il vicepresidente Mike Pence si convinse a far intervenire la Guardia Nazionale.
Milioni di persone da tutto il mondo hanno notato la grande differenza nell’approccio delle forze armate americane durante l’assedio del Capitol Hill rispetto a quello delle proteste del movimento Black Lives Matter di questa primavera.
Quando gli americani sono scesi in piazza in seguito alla morte di George Floyd ci sono stati più di 14mila arresti e circa 20 morti. In quel caso, però, il Poligono aveva mandato la National Guard, la State Guard e tutti i dipartimenti militari disponibili pur di fermare le proteste di cui la maggior parte erano pacifiche. Al contrario di quanto successo a Minneapolis, New York, Los Angeles, Huston e Portland, a Washington la sera del 6 gennaio non è intervenuto nessuno perchè secondo i comandanti delle forze maggiori del Pentagono non era necessario. Allora qual è la differenza? La risposta più semplice è anche la più dura. Gli Stati Uniti d’America, paese democratico e simbolo delle libertà è ancorato al razzismo del Novecento, purtroppo dopo anni di battaglie la situazione sembra non essere cambiata. Forse, nonostante tutto, l’influenza del Presidente Trump è davvero la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un paese dove l’elezione di Barack Obama ha avuto un impatto positivo solo per qualche anno. Allora cosa si può fare? Gli estremisti non cambieranno idea e forse proprio per questo si arriverà ad un punto di non ritorno. Come si è visto durante le elezioni, il paese è ormai diviso in due.
Riflettendo sull’immagine passata per giorni dell’America nel mondo, un’America tenuta ostaggio di qualche migliaio di estremisti che sfregiavano le istituzioni, incoraggiate a farlo dal presidente, fa capire molte cose riguardo al fatto che il 2021 segni, effettivamente, la fine di un’era. Quasi tutti eravamo sicuri che Donald Trump avrebbe perso le elezioni, ed eravamo altrettanto sicuri che prima di concludere il mandato avrebbe cercato di andarsene con un gesto eclatante, ma quando questo si è concretizzato sotto i nostri occhi siamo rimasti spiazzati. Un solo uomo ha mosso le redini di migliaia di burattini, che hanno impedito, anche se solo per qualche ora, il procedimento votato da milioni di americani. Il populismo e il sovranismo mostrano ancora la loro vera faccia, autoritaria e macchinatrice. Trump come il movimento populista internazionale ansima, accoppato dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ed economica. Anche oltre oceano i leader populisti che pensavano di poter contare sulla destra internazionale sono confusi e disorientati. Pensiamo al premier inglese Boris Johnson, che dopo l’uscita dall’UE dovrà affrontare una nuova ondata progressista negli Usa e nel Regno Unito, dove i partiti della sinistra come il Labour Party crescono. Inoltre persino in Italia i leader populisti hanno fatto molta fatica a distaccarsi dalle azioni di Trump, non condannandolo esplicitamente. Il covid ha effettivamente mostrato che la collaborazione europea e internazionale serve, sia nei momenti di crisi che in quelli di prosperità. Si apre quest’anno nuovo, un 2021 che ci fa ancora sentire speranzosi di superare l’emergenza pandemica e le difficoltà dell’anno passato. Così come in Europa si attende la nuova pace portata dai vaccini, negli Stati Uniti si attende un rinnovamento che demolisca vecchi idoli e il conservatorismo della old presidency.