L’Unità Nazionale sotto il Coronavirus
Giorno 8 Maggio 1945.
La resa incondizionata della Germania decreta la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, la tragedia umana più devastante che abbia mai colpito il nostro pianeta e che avrebbe, in futuro, aperto le porte a contrasti sociali, ideologici e militari. In Italia il Fascismo cade e con lo scempio del corpo del Duce e dei gerarchi fascisti viene decretata la fine della dittatura. L’Italia non ha più paura dei fascisti e delle loro camicie nere. Le elezioni dell’Assemblea Costituente e della nuova forma istituzionale da intraprendere chiamano tutta la nazione al voto. La Repubblica vince per più di un milione di punti sulla Monarchia, e i partiti democratici sono chiamati all’unità e alla solidarietà per ”guarire” il paese da un ventennio di soprusi e di maltrattamenti. L’Italia non è abituata alla dialettica democratica e l’Arco Costituzionale convoglia tutti i suoi sforzi nella creazione di una nuova ”Carta dei Diritti”. La collaborazione fa sì che all’interno della costituzione siano presenti i contributi di tutti i partiti, che purtroppo rimarranno in armonia ancora per poco. Il sentimento di rivalsa e la voglia di libertà è forte negli italiani, ma la destabilizzante esperienza fascista lascia nella terra un seme di complottismo, rancore e gioco di potere. I vertici militari della superpotenza americana, poco tempo dopo l’inizio della prima legislatura guidata dalla Democrazia Cristiana, contattano il leader democristiano Alcide De Gasperi, promettentogli ingenti somme inserite nel Piano Marshall se avesse escluso dal governo i due partiti di massa progressisti maggiormente votati (Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano). L’Unità Nazionale, riforgiata con la Resistenza, inizia ad adeguarsi al confusionario scenario della Guerra Fredda che avrebbe portato, non troppi anni dopo, alla Strategia della Tensione ed al terrorismo di stato.
Giorno 8 Aprile 2020.
Secondo i dati medici nel mondo oltre un milione di persone ha contratto il covid-19 durante la pandemia, che ha costretto più di tre miliardi di persone a barricarsi in casa. L’Italia è stato il primo paese europeo colpito dalla pandemia di coronavirus da quando, dai due singoli casi di Codogno, siamo passati a ben 135 mila contagi e oltre 18 mila morti. Secondo gli scienziati i contagiati potrebbero essere molti, molti di più. La maggiorparte di coloro che contraggono il covid-19, infatti, lo affrontano come una semplice sinusite o un insignificante raffreddore. Si parla di oltre 4 milioni di contagiati, una persona su dodici! Al centro della discussione sono oggi le categorie di medici, infermieri ed assistenti sanitari che ogni giorno fronteggiano questo strano conflitto con tutte le armi a loro disposizione, lavorando in condizioni precarie e mettendo a rischio le loro stesse vite. Il sistema sanitario è inoltre compromesso da avvenimenti che coinvolgono addirittura il furto di materiale indispensabile per la protezione dei lavoratori dai camici bianchi. Molti anziani italiani pensavano di aver visto tutto una volta superata la guerra. Non è stato così. Sicuramente la guerra è stata una cosa diversa, ma questa pandemia non è comunque una passeggiata per nessuno. Ci siamo ritovati a combattere contro un insolito nemico invisibile. Molti italiani sono rimasti fermi sulle loro posizioni, sull’uscita al parco, sulla scorciatoia per passare del tempo fuori. La situazione iniziale è stata sicuramente più complicata di adesso. Decine di personaggi pubblici hanno contratto il virus, a cominciare dal segretario del PD Nicola Zingaretti, seguito dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e da altri a livello europeo e mondiale. Secondo molti il governo ha gestito bene l’emergenza, secondo alcuni ha fatto quanto c’era di più sbagliato da fare. A cominciare dal contestatore per eccellenza Matteo Salvini, capace di cambiare repentinamente linea d’azione sul lavoro e sulla sicurezza. La popolazione intanto è messa in ginocchio dalla stagnazione del lavoro, dal fermo delle scuole e da un perenne coprifuoco di cui non conosciamo la fine e le dinamiche. Davanti a questa emergenza una delle cose che ci vengono in mente è che, con tutta certezza, se avessimo concentrato i tagli su altri settori da quelli riguardanti la sanità e l’istruzione, la prima fase della pandemia sarebbe stata più controllata. In questi giorni ci si trova, inoltre, davanti ad un bivio che non avevamo mai incontrato prima d’ora: lavorare oppure no? A chi verrebbe mai in mente di riprendere il lavoro in questo momento? Come faremo a mantenerci? Dobbiamo stare in casa, ma se non lavoriamo non riceveremo il nostro sostentamento. In questo momento possiamo solo cercare di proteggere noi e gli altri per ”aiutare chi ci aiuta” e per poter rivedere al più presto i nostri amati sorrisi, i nostri abbracci, la nostra città, la nostra Italia. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di Unità, non la semplice coesione del dopoguerra, ma un sentimento di collaborazione che parte dal singolo individuo per arrivare al grande cuore collettivo.