Manifestazione: Fridays for Future
Erano circa 50 mila, secondo il telegiornale, i giovani che sono scesi in piazza venerdì 27 settembre, per protestare contro le decisioni e le azioni prese dai “grandi” capi del mondo, verso il riscaldamento e il cambiamento climatico.
La manifestazione ha coinvolto soprattutto ragazzi e studenti, ma anche insegnanti e genitori. Fridays for Future è un movimento di protesta giovanile ideato dalla svedese Greta Thunberg e iniziato nel 2018.
Eccovi la mia esperienza sul campo di quella giornata:
Sono arrivata in piazza statuto alle 8.30 e ho avuto così il tempo di intervistare alcuni ragazzi e adulti presenti. I primi ragazzi che ho intervistato e che facevano parte del comitato fridays for future di Torino, mi hanno raccontato: “Siamo qui per cercare di dare un segnale forte perché siamo stufi dell’inazione e dell’indifferenza del mondo politico verso questi argomenti, con queste manifestazioni infatti ci rivolgiamo soprattutto ai politici che hanno le responsabilità e le possibilità maggiori nel cercare di cambiare il nostro futuro”. Una mamma invece si è espressa così: “Sono contenta che i ragazzi si mettano in movimento e sono speranzosa nelle generazioni future“.
Poi è stato chiesto, anche da parte degli altri nostri inviati , ai ragazzi presenti cosa ne pensassero di questa manifestazione: per loro era molto importante manifestare poiché avrebbe avuto un grande peso nella società, secondo altri era un buon modo per far sentire la propria voce, sebbene ci voglia molto di più prima di arrivare ad un effettivo cambiamento, per qualcuno invece è stato molto importante il fatto che a partecipare ci fossero sia grandi che piccoli, ma soprattutto tante persone che possono fare la differenza. Dopo è stato chiesto loro cosa facessero ogni giorno per l’ambiente, si è scoperto che sono tantissime le persone che fanno la raccolta differenziata e che scelgono borracce o bottiglie di vetro al posto di quelle di plastica; c’è poi chi ricicla e chi per spostarsi sceglie quasi sempre di camminare. Una domanda che però mi sorge spontanea è: Cosa possiamo fare oltre a scendere in piazza?
Partiamo col dire che le principali cause dell’aumento del gas serra è dovuto all’attività umana (deforestazione, traffico urbano, processi di industrializzazione, combustione di petrolio, metano e carbone), le conseguenze sono poi: l’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, il riscaldamento degli oceani, il cambiamento delle stagioni e l’aumento delle zone aride. Queste però sono solo le principali.
Tornando al “noi cosa possiamo fare?”, ci sono delle piccole cose che se fatte entrare nel quotidiano possono aiutare l’ambiente senza sconvolgere la nostra routine, come ridurre l’utilizzo dell’auto (considerato il maggiore responsabile) e affidarsi di più ai mezzi pubblici o alla bicicletta, risparmiare sull’energia elettrica (spegnere la tv quando non la si utilizza, spegnere le luci se c’è l’illuminazione solare, staccare le prese dalla corrente e spegnere il computer), si può poi riciclare, riutilizzare, ma soprattutto riparare.
In conclusione, a pscendere in piazza è giusto ma ricordiamoci che è il minimo, e che se vogliamo un vero cambiamento, allora bisogna agire.