Giorgio Perlasca un uomo qualunque
GLI EROI INVISIBILI DELLA SHOAH
“Weiter! Beweg dich! ” urlano i soldati tedeschi alla stazione di Budapest, spingendo e colpendo con i calci dei fucili i capi e le schiene di coloro che salgono sui carri bestiame verso una sola destinazione i campi di sterminio. Oltre al campo di Auschwitz-Birkenau ci sono anche Mauthausen , Bełżec, Sobibór, Treblinka, Chełmno, Majdanek campi dove vennero uccise tra i 15-17 milioni di persone: Ebrei (la grande maggioranza) Rom, Disabili, Non-Ariani (slavi, russi, serbi, ucraini, polacchi, sloveni), Dissidenti politici (Comunisti, socialisti, massoni e loro famiglie) e gli Indesiderabili (omosessuali, dissidenti religiosi, ecc.).
Il freddo dell’inverno del 1944 si fa sentire ma i soldati tedeschi continuano a spingere uomini, donne e bambini sul treno quando una Buick nera con le insegne della Spagna arriva nella stazione. Dalla macchina scende un uomo, alto, occhi azzurri, naso dritto e severo, sovrastato dalla fronte spaziosa; il viso è affilato ma la mascella è contratta, i pugni serrati, osserva con lo sguardo furente i soldati e poi i carri che vengono chiusi, si avvicina e inizia a sbraitare in modo concitato con il Colonnello delle SS, agitando fogli e documenti, ignorando le baionette e i fucili dei soldati puntati sul suo petto. Il graduato tedesco fa una smorfia, poi lancia una serie di ordini e da un vagone scende una colonna di bambini e bambine ebrei ungheresi. Altri ordini, uno stridio e il treno lascia la stazione con il suo carico umano lasciandosi alle spalle l’uomo e i bambini.
L’uomo si chiama Giorgio Perlasca, era un commerciante di carne. Dopo l’8 settembre del ’43 è stato costretto a fuggire per Budapest dai Nazisti e dalle Croci Frecciate ( Nazisti Ungheresi); si è fatto cambiare il nome in Jorge Perlasca, funzionario all’ ambasciata di Spagna in Ungheria. Dopo la chiusura dell’Ambasciata, per evitare la deportazione degli ospiti delle case-rifugio spagnole, lui finge d’ essere l’ambasciatore spagnolo sostitutivo e per due anni strappa dalle mani dei Nazisti ungheresi, Ebrei di tutte le età. Sotto questo falso profilo ha salvato circa 5300 persone dalle persecuzioni e con l’ aiuto di Raoul Wallenberg funzionario svedese impedì l’incendio del Ghetto.
Rientrò in Italia alla fine delle ostilità, dopo un periodo di fuga dai Russi che lo cercavano perché filo-fascista. In patria non ha raccontato mai la sua storia fino a quando, nel 1987, grazie all’ incontro di alcune donne ebree sopravvissute , la sua vicenda fu portata alla luce. Anche i membri della sua famiglia erano del tutto ignari del fatto di avere un Eroe in casa: lui rimase la persona tranquilla e serena di sempre e a chi gli chiedeva il perché delle sua scelte lui rispondeva con disarmante semplicità “Ma lei cosa avrebbe fatto, al mio posto, vedendo persone innocenti massacrate senza motivo?”. Se poi gli chiedevano se centrasse il suo orientamento religioso, rispondeva “No, l’ho fatto perché sono un uomo!”. A lui è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti d’ Israele, molti paesi lo premiarono, ma i suoi ricordi più importanti sono gli oggetti che gli donarono le donne quando lo incontrarono: un cucchiaino, una tazzina e un piccolo medaglione; “Signor Perlasca, li deve tenere lei.” dicevano “Perché senza di lei non avremo né figli né nipoti.”
Giovanni Minoli ne ha riassunto la vicenda così:
« Oggi è un eroe nazionale e un fiore all’occhiello per tutti. Ma è anche un po’ martire, per via del silenzio in cui ha vissuto. […] È stato anche faticoso farglielo raccontare, non si era mai sentito preso sul serio, aveva interiorizzato la tragedia, era troppo grossa da raccontare l’impresa, un po’ come dire “ho visto i marziani”, e lui li aveva visti davvero. […] La sensazione è che l’enormità dell’azione ha vissuto con la sua progressiva ritrosia a raccontarla perché erano troppo forti i silenzi culturali e politici, e questo insieme di cose lo ha fatto andare sotto traccia. Con Perlasca il conto non tornava: un ex fascista era stato un eroe vero nella salvezza degli ebrei. »
Era una persona normalissima che quando vide le sofferenze non si voltò, non chinò il capo, bensì trovò la forza di alzare la testa e dire”NO” alle violenze, rischiando la sua vita per altri.
“Si dice che l’occasione fa l’uomo ladro. Ecco, di me ha fatto qualcos’altro.” Giorgio Perlasca (Como 31 gennaio 1910-Padova 15 agosto 1992)
La sua scelta, durante il Secondo Conflitto Mondiale, ci insegna che ciascuno di noi, se vuole, può sempre fare qualcosa per opporsi al Male. Questo 27 Gennaio del 2018, Giorno della Memoria, ricordiamoci che 77 anni fa, in mezzo a cannoni, bombe e genocidi, bandiere con svastiche e divise nere, c’erano Uomini che con coraggio e spirito di iniziativa si opposero al regime Nazista armati di documenti e di tanto coraggio, persone semplici ma con cuore. Tra costoro:
- Raoul Wallenberg
- Oskar Schindler
- Giorgio Perlasca
- Gino Bartali
- Arringo Beccari, sacerdote
- il dottor Giuseppe Monreali.
Diversi nomi, diverse storie, ma tutte con un unico obbiettivo…la Vita umana e la sua tutela.
Libri cosigliati:
- Luca Cognolato – Silvia Del Francia, L’ eroe invisibile, Einaudi Ragazzi (con un ricordo di Franco Perlasca)
- Tu passerai per il camino: vita e morte a Mauthausen (Presente anche nella nostra biblioteca scolastica)
- Primo Levi Se questo è un Uomo
- Sacchetto di Biglie
- Il diario di Anna Frank
Film consigliati:
- La signora dello zoo di Varsavia
- Schindler’s List – La lista di Schindler
- Storia di una ladra di libri
- Monsieur Batignole
- La vita è bella