ESSERE RAPPRESENTATI DELLA CONSULTA PROVINCIALE DEGLI STUDENTI DI TORINO…ESPERIENZA DA CONSIGLIARE O MENO?
Mi chiamo Federica Lipani e ho ricoperto in questi ultimi due anni la carica di rappresentante di Consulta.
Nelle prime settimane dopo l’inizio di questo anno scolastico 2017-2018 si svolgeranno le elezioni per eleggere i nuovi candidati e ho deciso di scrivere questo articolo proprio per informare gli studenti su che cosa sia realmente la Consulta.
Per definizione,la Consulta Provinciale degli Studenti (CPS) è un organismo di rappresentanza degli allievi presenti in tutte le regioni italiane in cui i due membri di ogni Istituto (con carica biennale) si riuniscono in assemblea con i delegati delle altre scuole della regione. Il suo compito principale è sicuramente quello di creare un confronto diretto con studenti di diverse scuole, in modo da abbattere il concetto di singolo Istituto per l’esecuzione di vari progetti interscolastici; inoltre la Consulta svolge, appunto, un ruolo consultivo in merito alle politiche di formazione, istruzione e diritto allo studio, formulando proposte ed esprimendo pareri agli enti competenti.
Essendo dotata di totale autonomia operativa, dispone anche di un fondo finanziario utilizzato per la realizzazione dei progetti ai quali ho accennato prima.
Nonostante la sua grande importanza,la Consulta gode di pochissima popolarità e ciò è dovuto principalmente alla sua limitata efficienza; basti pensare che le riunioni si svolgono una volta al mese e con così poco tempo a disposizione organizzare dei progetti non sempre è stato possibile.
Un altro problema, che incide sicuramente sul suo rendimento, è la mancanza di partecipazione da parte degli studenti che non sono motivati a mettersi in gioco o che molto spesso non sono spronati dagli insegnanti in quanto, secondo molti di loro, saltare un giorno di scuola per contribuire all’attuazione di un progetto che possa far crescere la propria scuola e le altre del territorio torinese è meno importante di un compito in classe di fatto recuperabile, ed è proprio per via di tali problematiche che questo organo ha bisogno di cambiamenti al suo interno.
Per concludere posso consigliare vivamente questa esperienza a chi sente davvero di poter fare qualcosa non solo per la propria scuola, ma per tutte quelle presenti sul suolo torinese; a chi sente davvero di voler intraprendere questo percorso per conoscere realtà odierne all’interno del proprio Istituto, anche a livello politico; a chi sente di voler cambiare qualcosa ma non può appoggiarsi al singolo ente scolastico e a chi si vuole mettere alla prova con spirito di costanza collaborando con persone provenienti da altre realtà e con visioni scolastiche differenti dalle proprie.