Emozioni e dubbi.
Essere lontana da casa mi ha aperto gli occhi su come sia grande il mondo e su come tutto quello che viviamo ci insegni molto di più di quanto ci possano insegnare i libri di storia. Mi ha insegnato che viaggiare sia il miglior modo per capire chi siamo davvero.
Quando tre mesi fa sono partita non mi sarei mai aspettata di diventare la persona che sono adesso. Tre mesi sembrano un tempo infinito per me adesso che ci penso, ma allo stesso tempo se chiudo gli occhi e penso al giorno della partenza mi sembra ieri. Ricordo perfettamente ogni singolo secondo e ogni singola emozione. Mi sono svegliata alle 4 del mattino, siamo partiti alle 6 da Torino e alle 10 il mio aereo è decollato da Milano verso New York dove ho iniziato la mia esperienza circondata da tanti ragazzi che come me stavano per iniziare una delle esperienze più belle della loro vita e non sapevano bene come comportarsi a chilometri di distanza da casa. Tutti insieme ci siamo fatti forza e al momento dei saluti dopo tre giorni di workshops che ci avrebbero dovuto prepare ad affrontare tutto quello a cui stavamo andando incontro, dopo un ‘in bocca al lupo’ ci siamo abbracciati e siamo saliti tutti su aerei diversi pronti per incontrare le nostre host families.
L’agitazione che ho provato per tutte le 6 ore di volo fino a Portland è inspiegabile. Stavo per incontrare le persone che mi avrebbero ospitata per 10 mesi e cosa sarebbe potuto succedere se la mia prima impressione non fosse stata buona?
‘Avranno un cartello?’, ‘Cosa succede se non mi riconoscono?’, ‘Come funziona qui, ci si abbraccia oppure si danno i due baci come in Italia?’, mille domande mi attraversavano la testa e alla fine è successo tutto in un secondo ed è stato tutto naturale, nessuna pressione. Ammetto che sia stato parecchio imbarazzante, il mio host dad mi ha abbracciata mentre io stavo per dargli i nostri tipici due baci ma a parte quel piccolo ‘misunderstanding’ tutto è andato perfettamente.
Consiglio per i prossimi exchange students negli Stati Uniti: abbracciate sempre al primo incontro. Gli americano sono persone da contatto, non abbiate paura di esserlo anche voi. Io personalmente adoro abbracciare le persone, ma si solito non al primo incontro. Ecco, qui non importa se sia la prima o la quinta volta che si vede qualcuno, l’abbraccio è sempre assicurato.
Dopo il primo giorno, il primo pranzo americano e 9 ore di fusorario a cui abituarsi, sono andata a dormire e quando la mattina dopo mi sono svegliata non avevo idea di dove mi trovassi e di cosa stesse per succedere nella mia vita. Non ho realizzato di essere un’exchange student fino a quando il primo giorno di scuola mi sono ritrovata in una classe di americani dove il professore parlava solo inglese.
Prima di partire pensavo che una volta salita sull’aereo mi sarei alzata e avrei chiesto di scendere perchè non ero pronta: ecco, dopo tre mesi posso dirvi che se potessi tornerei a quella mattina e rifarei tutto daccapo perchè quello che sto provando qui non l’ho mai provato. Se vi state chiedendo cosa si provi, posso dirvi che la prima sensazione che mi viene in mente è libertà. Libertà di poter fare tutto, libertà di poter essere una nuova persona e ricominciare da zero, libertà di sapere che si ha una vita davanti e che la bolla in cui si è nati e cresciuti prima o poi scoppierà. La mia è scoppiata anni fa quando i miei genitori mi hanno portata per la prima volta all’estero e ho provato la stessa identica sensazione che provo adesso ogni giorno. Vedere come vivono i ragazzi americani mi ha fatto capire ancora di più quello che già sapevo: l’educazione è la nostra arma più forte contro tutto ciò che succede nel mondo. Come ho già detto in precedenza, il loro sistema scolastico ha tanti pregi come tanti difetti, ma è di sicuro ciò che porta i ragazzi a scegliere di continuare dopo la scuola superiore senza fermarsi.
Questa esperienza è di sicuro ciò che mi sta cambiando più di qualsiasi altra cosa, ma arrivare fin qui non è stato facile e ancora adesso a volte mi fermo e realizzo che affrontare tutto da sola non è semplice come mi aspettassi quando un anno fa ho deciso di iscrivermi al programma. E’ difficile perchè a 17 anni si è ancora sotto l’ala dei genitori e decidere di partire e lasciare tutto non è una scelta facile. Ho avuto tanti momenti in cui mi sono chiesta se fossi forte abbastanza e tutte le volte mi sono guardata indietro per ricordarmi quanto volessi vivere tutto questo e potete capire che la mia risposta a quella domanda sia sempre stata si.
Non è facile, non si ha la propria famiglia accanto, non si hanno i propri amici e ci si deve costruire una nuova vita lasciando tutto.
Ne vale la pena? 100 mila volte si.
Ne vale la pena per la nuova famiglia che si avrà sempre dall’altra parte del mondo, per le persone che si conoscono, per le albe e i tramonti mozzafiato, per i paesaggi dell’Oregon che ancora adesso mi stupiscono per quanto sono belli, per la nuova persona che si diventa, per la lingua, la cultura e le avventure.
Cari lettori,
vivete tutto fino all’ultimo secondo, apprezzate le persone che avete accanto ogni giorno, piangete se sentite di doverlo fare e dopo aver asciugato le lacrime fatevi i complimenti per essere arrivati dove siete ora. Ogni giorno è un nuovo giorno.