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Di chi è il Princie Diamond?

In questo articolo andremo a parlare del Princie Diamond, e del suo “legittimo proprietario” (ancora da individuare). Entusiasti? Io sì.

 

“Princie Diamond” è il nome del diamante che sta creando tanto subbuglio in questi giorni nel mondo, coinvolgendo nel mezzo della discussione persone provenienti da ogni parte del globo.

Infatti è il soggetto di una battaglia iniziata la scorsa settimana settimana alla Corte Suprema di New York, dove una famiglia italiana ha accusato Christie’s, la casa d’aste, di aver venduto il diamante nonostante l’accusa che era stato rubato.

Per capire meglio la situazione dovremmo iniziare dall’inizio ovvero dal 1960, o ancora meglio dal ritrovamento del gioiello. 

Renato Angiolillo, senatore e fondatore del giornale Il Tempo

Il “Princie” è un diamante di 34.65 carati, dal valore stimato di 40 milioni di dollari, trovato in India e poi comprato dal senatore e fondatore del giornale Il Tempo Renato Angiolillo nel 1960.

Il signor Angiollilo morì nel 1973 e secondo la legge italiana del tempo tutti i suoi possedimenti sarebbero dovuti andare ai suoi discendenti e non alla moglie, a meno che lui non avesse esplicitato.

E qui nacque il primo problema perché nei possedimenti lasciati alla moglie non vi era il famoso diamante, all’ora montato su un anello, per cui il diamante sarebbe dovuto essere ereditato dal figlio del senatore e dai suoi quattro nipoti.

Ma nessuno ha discusso o protestato quando la signora Angiolillo ha continuato a tenere l’anello più di 35 dopo la morte del marito, ma i discendenti del signor Angiolillo dicono che avrebbe dovuto restituirlo a loro dopo che lei sarebbe morta. 

Ma a questo punto il luogo del diamante divenne un mistero. 

Amedeo Angiolillo – il figlio del senatore – cercò di contattare il suo fratellastro, Marco Milella, per chiedere la restituzione del diamante. Non ebbe fortuna, infatti il signor Milella rispose attraverso il suo avvocato che disse, in sostanza «Diamante? Quale diamante?»

Le autorità italiane a quel punto aprirono un’indagine sul diamante e altri costosi gioielli scomparsi. Nel 2013 fecero irruzione nella casa del sospettato e ritrovarono i gioielli incriminati, ma non vi era alcuna traccia del diamante.

Il signor Milella disse alle autorità che lui aveva ereditato legalmente il diamante e i gioielli da sua madre, che a sua volta li aveva ereditati da suo marito. Inoltre il signor Milella aggiunse che che aveva venduto il diamante anni prima per una cifra vicino a $20 milioni di dollari ad un importante commerciante di gemme in Svizzera di nome David Gol.

I tribunali italiani hanno dovuto lasciar cadere le accuse nei confronti di Marco Milella poiché il crimine di cui era accusato era caduto in prescrizione, ma il signor David Gol e altre persone coinvolte sono imputate nella causa. 

Christie’s, fondata nel 1766 da James Christie, è la più grande casa d’aste al mondo. Nel 2015 la compagnia ha registrato un totale di vendite per il valore di £ 4,8 miliardi.

Il signor Gol si difese affermando che lui credette al signor Milella, quando egli gli disse di essere il legittimo proprietario del gioiello, per cui in seguito collaborò con Christie’s per venderlo come parte di una collezione di gioielli nel 2013.

Emily Reisbaum, l’avvocato di David Gol, ribatte alle accuse dicendo che gli Angiolillo non hanno prove che il diamante era loro o lo possedessero, dopo la morte del senatore.

 

 

Sceicca del Qatar, Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa al-Thani, sorella del reggente emiro Tamim bin Hamad Al Thani è una grande collezionista d’arte con il marito Sheikh Jassim bin Abdul Aziz Al-Thani, ministro degli Affari e del Commercio dello Stato del Qatar,

 

Il compratore del diamante, che ha pagato $39.3 milioni, fu Sheikh Jassim Bin Abdulaziz Al-Thani del Qatar. Sua moglie, Sheikha al Mayassa bit Hamad bin Khalif Al-Thani, presidentessa del Qatar, è una delle persone più influenti nel mondo dell’arte ed è anche stata inserita nella lista di Forbes delle 100 donne più potenti del mondo.

Andrea Angiolillo dice che loro non conoscevano dove era il diamante fino a poco prima dell’asta di Christie’s e che la approcciarono poi, affermando che il diamante era il loro. 

Ma Christie ha minacciato di intentare causa se la vendita fosse stata bloccata e i querelanti non avessero tentato di interrompere l’asta.

Secondo i documenti del tribunale, la casa d’aste ha speso almeno $ 120.000 per indagare sulla provenienza del diamante e affermano di non aver trovato prove che i figli del signor Angiolillo lo abbiano ereditato. In effetti, gli imputati hanno sostenuto in tribunale che i suoi discendenti non hanno dichiarato di aver ereditato il diamante sulle loro tasse (anche se un giudice ha sottolineato che nessuna prova è stata presentata per dimostrare che la signora Angiolillo o il signor Milella hanno pagato le tasse su di esso ). La casa d’aste ha inoltre sostenuto che il suo cliente ha acquistato la gemma in Svizzera, dove la proprietà può essere acquisita legalmente se un acquirente in buona fede non è a conoscenza di accuse di furto.

Ma un giudice di New York ha stabilito che Christie’s non poteva rivendicare il beneficio della legge svizzera, affermando che la vendita contestata era stata amministrata a New York da una casa d’aste di New York e che il Princie Diamond aveva avuto contatti “de minimis” con la Svizzera.

Scott Balber, un avvocato che rappresenta gli Angiolillo, ha affermato che Christie’s è più interessata all’utilizzo della legge svizzera per sostenere che il suo cliente potrebbe vendere in sicurezza il diamante piuttosto che stabilire chi lo possiede davvero.

Ha detto che crede che “l’obiettivo di Christie non era scoprire la verità su chi possedesse il diamante, ma creare una base dalla quale che potesse trarre un vantaggio legale ai sensi della legge svizzera”.

Christie’s inoltre ha descritto la questione come una “disputa ereditaria tra i membri della famiglia”.

“Prima dell’asta del diamante del 2013”, ha affermato in una nota la casa d’aste, “i due principali rappresentanti della famiglia hanno espressamente ritirato qualsiasi obiezione alla vendita, poi due anni dopo la vendita di successo (ripetiamolo per sicurezza, una vendita di $39.3 milioni) hanno fatto causa per rivendicare i diritti di eredità senza fornire nuove informazioni o prove significative a supporto di un reclamo relativo al possedimento”.

I querelanti affermano che Christie ha guadagnato una commissione di oltre 3,8 milioni di dollari sulla vendita del 2013. La casa d’aste ha dichiarato invece di aver incassato meno di $ 1 milione.

Ecco la storia intrigata e complessa che circonda questo diamante desiderato da tutti, io mi domando chissà cosa direbbe il diamante se potesse parlare. 

Lo so, è una cosa impossibile, ma con talmente tante versioni non so veramente a cosa credere e precisamente a chi credere. 

Spero soltanto che alla fine il Princie ritornerà al suo legittimo proprietario, chiunque sia. 

E voi, vi siete fatti un’idea?

Questo articolo è una traduzione e rivisitazione di un articolo del New York Times pubblicato il 30 Ottobre 2019 da Elizabeth A. Harris.

Se qualcuno fosse interessato alla sua lettura lascio il link qui sotto. 

Articolo originale del New York Times

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Un commento

  1. Un intrigo internazionale che é di difficile soluzione, ora che si trova nel Qatar più che mai. Credo che gli eredi testamentari, figli e nipoti di Angiolillo, hanno fatto passare tempo e non si sono interessati. C’è da dire che i lasciti di usofrutto , vanno sempre in direzioni opposte delle volontà, ci sono sempre studi legali con prestigiosi avvocati , che riescono a capovolgere le volontà. Rimane che é una stupenda pietra, unica e meravigliosa, non si riesce a trovare una foto della montatura su anello, peccato davvero.

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