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Hitler: un uomo, un mostro

Come tutti gli anni purtroppo, sta arrivando la giornata della memoria; in questa giornata noi tutti ci fermiamo ed, in silenzio, riflettiamo su ciò che è accaduto ripromettendoci che faremo il possibile per evitare che un simile abominio possa capitare ad altri essere umani. Ma spesso ci limitiamo ad un semplice minuto di silenzio e a qualche pensiero negativo verso Hitler o altri massimi esponenti del partito Nazista, spesso anche senza alcun interesse reale dell’accaduto, il che ci svia dalle domande principali: “perché? perché è successo? qual’è l’ideologia malata che ha potuto portare 6 milioni di persone allo sterminio?” Questa è la domanda alla quale cercheremo almeno di dare un inquadratura generale in questo articolo, trattando le informazioni a noi arrivate come meglio possiamo per far sì che tutti capiscano quanto l’idea di un singolo, se capace di influenzare gli altri, possa essere potente e radicata.

Parlando del concetto di olocausto, quindi, ci si collega direttamente all’ideologia politica-sociale che portò l’abominio ad essere attuato nella realtà dei fatti, ovvero il nazismo; il nazismo è concretamente una ripresa e un evoluzione del fascismo da parte di Hitler e dei suoi compagni di campagna, che implica l’oppressione di ogni teoria o libero pensiero all’interno di uno stato, e di conseguenza l’eliminazione di qualunque nemico della razza ariana, ovvero la popolazione Tedesca originaria e pura.

Il concetto di razza ariana nasce già ai tempi dell’antica Roma, con Tacito, che scrive un trattato chiamato “La Germania”, in cui descrive il popolo Germano e lo definisce “puro”, ma con valenza tutt’altro che antisemita o discriminatoria verso altre persone. Questo trattato viene successivamente ripreso e interpretato però da storiografi e membri dell’elite nazista, che lo useranno, decontestualizzandolo, per “motivare” la loro visione di predominanza della razza “pura” sulle altre razze, essendo già pensiero degli antichi romani secoli prima.

Però arriviamo a lui, al cardine della questione, il cavallo che trainava la biga, ovvero Adolf Hitler. Il pensiero di Hitler, però, non è sempre stato di natura anti-semita; di umili origini, era un ragazzo come tanti altri a quel tempo, con una predisposizione per l’arte e l’architettura; dopo però, essere stato rifiutato dalla facoltà di architettura e dall’Accademia delle belle arti di Vienna, si procura da vivere vendendo dipinti in strada per un breve periodo, finché non si arruolerà nell’esercito. All’interno di questo combatte in numerose battaglie, fino a rimanere gravemente ferito, predisposto alla perdita totale della vista; tuttavia miracolosamente si riprende, e da quel momento perde ogni senno. Inizia a pensare fosse impossibile che la Germania avesse perso la prima guerra mondiale, e che dovesse per forza esserci un gruppo di traditori all’interno del paese, che aiutò gli altri stati a predominare su essi: lui rivede in questo gruppo di traditori, proprio la popolazione ebrea che abitava in Germania, che al tempo contava circa il 10% degli abitanti totali. Allora decide di lanciarsi in politica, seguendo le ideologie di uno degli uomini più in voga in quel periodo, ovvero Benito Mussolini, apice del fascismo, di cui Hitler era grande ammiratore.


Hitler non ha difficoltà ad assumere popolarità tra la popolazione per via della sua grandissima abilità retorica, che gli permetteva di convincere decine e decine di persone ad unirsi alla sua campagna; ed è proprio con queste persone che nel 1923 Hitler tenta il colpo di stato, sperando di ribaltare completamente il governo in suo favore e diventare nuovo capo di stato. Tuttavia il suo piano non si realizza, o almeno non subito; la sua “armata” viene bloccata , e Hitler stesso viene arrestato e processato per alto tradimento.

Hitler però, che era un abilissimo oratore, parla in difesa di sé stesso, suscitando l’interesse e il consenso della folla, che lo acclamò. Il tribunale lo condannò poi a 5 soli anni di prigionia, di cui lui sconterà a malapena un mese, durante il quale potè ricevere visite, leggere lettere dai suoi ammiratori e dedicarsi al suo libro, il “Main Kampf”(la mia battaglia), in cui espone la necessità per la Germania di espandersi tramite le colonie in altri paesi, poiché la razza ariana secondo lui aveva bisogno di spazio dove prosperare senza essere contaminato. Proprio in questo libro per la prima volta, pubblicamente, denuncia gli ebrei, ed i loro crimini, definendoli parassiti poiché senza un paese originario di appartenenza e i social-comunisti, poiché per ideologia contro concetti come classe sociale o nazione, e ne era talmente tanto convinto da questi ideali da utilizzare prove fasulle e muovere accuse completamente inventate e infondate.



Il nazismo basa la sua ideologia proprio sulla credenza che la razza sia un carattere congenito derivante dalle proprie origini e da cui derivassero i comportamenti e le abitudini e a cui ognuno era legato fino alla morte

Per cui la razza diventa un qualcosa da proteggere, da tenere pura e invariata; da ciò si dà vita al famosissimo progetto dell’olocausto, del quale furono vittime non solo ebrei ma anche zingari, disabili, prigionieri sovietici, Afro-tedeschi, dissidenti politici, omosessuali, testimoni di Geova, asociali e Polacchi, senza alcuna distinzione particolare. L’olocausto fu teatro di scene raccapriccianti, che noi ben poco possiamo anche solo immaginare, in cui gruppi interi di persone vennero disumanizzati, ridotti al lavoro forzato fino allo sfinimento ed infine uccisi, cremati. Questo, è quello che dei mostri, perché umani non possono essere definiti, hanno provocato al mondo, segnando per sempre ed in modo indelebile la storia e il suo corso.

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