Portare gli animali negli ospedali è davvero una buona cosa?
Pare di si.
L’idea di supporto data dagli animali è nata da Levinson, uno psicoterapeuta, che notò che un suo paziente autistico si sentiva più a suo agio a relazionarsi quando era con il suo cane, infatti dopo un primo incontro l’animale fu sempre presente alle sue sedute di psicoterapia.
Ad oggi gli interventi assistiti con animali, comunemente conosciuti come “pet therapy”, si stanno sempre più diffondendo andando a portare molti benefici in ospedali e strutture per anziani.
Volendo dare una descrizione accurata si tratta di una terapia che coinvolge animali domestici, prevalentemente cani, che vengono fatti interagire in strutture dove il contatto con gli altri manca, o che vengono coinvolti con persone specifiche, che non riuscendo ad esprimersi con altri esseri umani, si sentono più a loro agio ad interagire con un animale.
Questa terapia coordinata da medici, veterinari e altri operatori ha dimostrato innumerevoli effetti positivi, non solo in caso di persone ricoverate nelle strutture ma anche con coloro che soffrono di disturbi dell’apprendimento o disturbi dello spettro autistico.
Le persone con difficoltà a relazionarsi si trovano meglio con un animale domestico non sentendosi giudicati; con l’utilizzo della pet therapy si è riscontrato un risvolto positivo anche nell’apprendimento del linguaggio.
L’animale nella maggior parte dei casi riesce ad entrare in contatto con persone chiuse o riservate prima che lo faccia uno psicologo.
L‘impiego dei cani è stato esteso anche ai ragazzi vittime di bullismo, permettendogli di ritrovare la fiducia in loro stessi.
Avvicinandoci sempre più al periodo natalizio per molte persone ricoverate, la vicinanza di un animale può essere una fonte di distrazione e spensieratezza, e anche se per poco, possono rappresentare un momento di allegria.
Quindi sì! E’ necessario valutare il rapporto con gli animali come un elemento essenziale.