The Grand Budapest Hotel
Questo film del 2014, vincitore di 4 premi Oscar, è stato scritto, diretto e co-prodotto da Wes Anderson. Esso segue, attraverso un flashback, la storia di Zero Moustafa, interpretato da Tony Revolori, un fattorino del prestigioso Grand Budapest Hotel e racconta di come ne sia diventato il proprietario.
Il film comincia ai giorni nostri con una giovane ragazza che visita in un cimitero della nazione di Zubrowka il monumento di un celebre scrittore, chiamato “l’Autore”, a cui vengono appese le chiavi di alberghi. Infatti, nel 1985 l’autore aveva scritto una delle sue opere più celebri, intitolata The Grand Budapest Hotel. Questa riporta le memorie del proprietario dell’albergo, un tempo molto prestigioso ma ormai decaduto e prossimo alla demolizione.
Questo è il complesso incipit attraverso il quale lo spettatore viene trasportato nel 1932, all’interno del prestigioso hotel, dove il giovane Zero Moustafa viene assunto come nuovo lobby boy e accolto sotto l’ala del concierge Monsieur Gustave H., uomo eccentrico che intrattiene la prestigiosa clientela dell’albergo, instaurando anche qualche flirt amoroso con le anziane vedove. Tra le sue conquiste c’è Madame D., che sembra certa che fra pochi giorni incontrerà la morte. La predizione della donna si rivela esatta, così Monsieur H. e Zero si recano a casa della donna dove scoprono che questa ha lasciato in eredità all’amante il prezioso quadro “Ragazzo con mela”, tutti i presenti alla lettura del testamento rimangono esterrefatti, soprattutto Dimitri, il figlio della donna. Nella confusione generale Monsieur H. e Zero decidono di prendere il quadro e tornare all’albergo. Senza accorgersi della misteriosa lettera che il maggiordomo della defunta Serge X, vi aveva nascosto dietro, pochi giorni prima di sparire.
Monsieur H. e Zero riusciranno a scampare alla polizia, al sicario di Dimitri e perfino a fuggire da una prigione grazie a un testamento segreto e a una nuova alleata. Però, seppure nel 1932 i due sembrano uscirne vincenti, due morti precoci porteranno Zero nel 1985 a rimanere solo ed immerso nel ricordo di quello che una volta era il Grand Budapest Hotel, con nient’altro che una grande avventura da raccontare a un scrittore.
Il film è dedicato allo scrittore austriaco Stefan Zweig, che si vide bruciare ciò che aveva scritto dai nazisti, per questa ragione Zero, non costituisce solo il ruolo di semplice lobby boy coprotagonista, ma, anzi, diventa il simbolo di tutti gli immigrati costantemente nel mirino di tutti i razzismi. Infatti, nonostante il film sia ambientato nella nazione inventata di Zubrowka, essa è affollata di riferimenti alla realtà. Il contesto che fa da sfondo alla storia raccontata di fatto è quello nazista, che si comprende più chiaramente nell’episodio sul treno sfociato in rissa fra i protagonisti e dei soldati nazisti.
In conclusione ritengo che la maestria di Anderson riesca, attraverso la sua narrativa ordinata, elegante e ricca di colore a dare vita a una storia complessa e ben intrecciata, riuscendo a mettere perfettamente in luce, ma mai in maniera diretta, la profonda critica al contesto politico europeo dell’epoca in cui è raccontata la vicenda.