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BLACK HISTORY MONTH

Nel mese di febbraio viene celebrato il black history month, ovvero un mese dedicato al ricordo di quella che è stata/è la storia della diaspora africana. Va premesso che questo periodo viene considerato negli Stati Uniti dal 1976, nel Regno Unito dal 1987 (in ottobre) e anche in Canada dal 1995.

Quindi è il momento in cui vengono riconosciute appieno le sofferenze e i cambiamenti apportati dalla lotta, avvenuti dopo i vari tormenti e soprusi, tra cui ricordiamo spesso solo i leaders, le grandi personalità della comunità nera.

Il problema però sta nell’isolare questa riflessione a questi 28, anzi, 29 giorni quest’anno.

Questa infatti è una delle critiche che viene più spesso pronunciata.

Un’altra molto ricorrente è invece  la stessa che coinvolge il giorno della memoria, ovvero che vengono proposte in una sequenza ininterrotta immagini a tema, e si è bombardati e circondati da video, persone, musiche che vogliono un po’ dirci come sentirci a proposito.

Intanto mi chiedo come mai in Italia non venga riconosciuta come ricorrenza.

So che se fossi nata in un altro momento storico, non poi così lontano, drammaticamente parlando, o no, potrei anche star raccogliendo cotone. Me lo ricordo ogni volta che appare il quiz di facebook “A quale epoca appartieni“.

E’ in questi momenti che la memoria mi appare come svalutata, momentanea, leggera. Si sa, finito il periodo di commemorazione, tutto ritornerà come prima. E invece no, ancora oggi esistono realtà inimmaginabili dove non sei chiamato schiavo solo perché vali ancora meno. Parlo del caporalato, della wolf culture, ovvero imprenditoria aggressiva, lo sfruttamento del lavoro per debiti, i matrimoni forzati e la lista sarebbe ancora lunga.

Bisogna anche lasciar raccontare la storia da chi l’ha vissuta in prima persona. Tempo fa lessi di un proverbio da uno scrittore nigeriano (Chinua Achebe) che dice: ‘ Until the lions have their own historians, the history of the hunt will always glorify the hunter.’ Chiaramente la storia della diaspora africana non è fatta solo da catene, ha delle voci tutt’intorno, ha al suo interno speranza, arte, filosofia, della danza, e tanta musica.

Un altro appunto poi, viene fatto al decantare in quest’occasione, principalmente e quasi solamente, gli eroi di questa lotta, tutte le principali personalità: Rosa Parks, Martin Luther King, Kennedy, Malcom X, Lincoln e moltissimi altri. Ci si chiede che senso abbia dare questo valore a un numero chiuso di persone, invece di includere tutti. Sono d’accordo, ma rendiamoci anche conto che molti, la maggior parte anzi, non osava parlare per le conseguenze, anche se questo non le rende meno importanti, ma sappiamo che ci sono e che c’erano. Quando viene nominata una di queste persone, le principali personalità della storia, non si intende il singolo, perché avevano una moltitudine di altri tra collaboratori e persone comuni dietro, con un unico obiettivo.

Per coloro che pensano non abbia senso e che non possa aiutare in alcun modo, ricordo che non è solo l’evocazione di un passato passato, il senso è quello di ramificare il ricordo in modo tale che non si ripeta. Come per tutte le cose è necessario conoscere davvero per evitare il ripetersi degli eventi della storia.

E sicuramente Nietzsche non sarebbe d’accordo con me e forse non sarò mai un oltreuomo ma in questo caso, mi andrebbe bene così.

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