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Il mondo in una camera

Ognuno di noi ha le sue insicurezze: c’è chi ha paura dei ragni, chi soffre d’ansia prima di un’interrogazione o una verifica, chi si crede eccessivamente basso o troppo paffuto, chi non molto atletico, chi il contrario, insomma, ognuno di noi si sente imperfetto. Che male c’è? D’altronde lo diceva anche un’attrice che ha fatto la Storia del cinema, Marilyn Monroe: “L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi.” Il consiglio dell’attrice è quindi quello di essere sé stessi senza paura di essere giudicati per un lato del proprio carattere. È però davvero così? La nostra società, riesce ad accettare tutti? Una domanda che oltre ad essere molto difficile da rispondere, è anche molto complessa da articolare, per alcune ragioni. La prima, è ammettere di non essere a nostro agio in determinate situazioni, cosa più che normale specie alla nostra età, ma la seconda è un fattore che non tutti, anche i più grandi hanno: la maturità necessaria per capire di aver bisogno dei propri spazi e di non seguire la massa. La necessità di essere anticonformisti. A volte però, non tutti hanno la forza di ammettere con loro stessi che non amano seguire le mode o hanno difficoltà a relazionarsi in un mondo che mette le comunicazioni in primo piano. Così, rimane solo un modo per sfogarsi: il mondo digitale. Là possiamo essere liberi di essere qualcosa che non siamo o di trovare finalmente persone che hanno le nostre stesse passioni, ma senza essere schiacciati dalla frenesia della nostra società. A che prezzo, però? Molti ragazzi dagli undici ai vent’anni, decidono di tagliare i loro rapporti con il mondo esterno per rinchiudersi in camera loro. Lì, la loro vita assume toni più sopportabili, non c’è la stessa pressione che potrebbero avere andando a scuola o incontrando coetanei. Certo, questo vuol dire chiudersi in casa senza poter uscire, ma ciò non vuol dire che non interagiscano con nessuno: i siti web aiutano molto. Questo fenomeno ha un nome che è hikikomori. È il termine di origine giapponese, letteralmente ‘stare in disparte’, con il quale si chiamano questi giovani. Erroneamente si pensa che siano per la maggior parte di sesso maschile, ma il numero di ragazze sta drasticamente crescendo, specie con la reclusione in casa forzata dovuta all’emergenza sanitaria. La nascita di questo isolamento non è ben definita: alcuni studiosi la attribuiscono all’eccessiva lontananza dei genitori, e quindi all’appoggio costante di una figura guida, o a casi di bullismo subiti alle medie. Certo è, che questo problema, specie in Italia, sta diventando una realtà che non può più essere ignorata. Vero, a volte il mondo è un posto arduo nel quale vivere, dove le sfide anche psicologiche sono all’ordine del giorno, ma vale realmente la pena di rinchiudersi in casa solo per cercare di non affrontarle? Alcune volte sì, specie per chi ha un carattere un po’ più fragile, questa modalità di autodifesa risulta essere l’ultima risorsa che hanno a disposizione. Un mondo nel quale continuare a vivere in maniera alternativa, è comunque una prospettiva migliore di un suicidio. Questo è ciò che molti genitori non riescono, o non vogliono, comprendere. Anche se, bisogna ammetterlo, la colpa non è solo loro: è specialmente della cattiva informazione. Per anni l’essere hikikomori è stato classificato come una ‘malattia’ o un qualcosa da cui dover ‘guarire’. Noi oggi sappiamo che non è così, è solo la diretta conseguenza dell’eccessiva pressione alla quale vanno incontro alcuni di noi, ma le informazioni che vengono date sono alquanto vaghe e poco chiare. Per questo motivo da alcuni anni è nata la piattaforma Hikikomori Italia, (https://www.hikikomoriitalia.it/) che raccoglie utenti di tutte le regioni, sia ragazzi che genitori, con lo scopo di informare ed approfondire l’argomento. Cosa possiamo fare noi? Cercare di essere più aperti verso il prossimo, anche accettando i suoi silenzi, che spesso racchiudono centinaia di parole inespresse. Aiuteremmo chi ci sta intorno e potremmo scoprire qualcosa di più su noi stessi.

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