La sofferenza.
Digitando sulla barra di ricerca di Google <<cos’è la cosa di cui gli umani hanno più paura?>> si viene subito portati in una pagina dedicata alla sofferenza, il ché è abbastanza insolito se ci si sofferma a pensare, dato che non esiste una vera e propria definizione per essa.
Tutti sanno in che cosa consiste ma specialmente che cosa genera in noi quest’emozione, qualcuno più di altri.
C’è chi con la sofferenza pensa di esserci nato, di non potersela scrollare di dosso, come se fosse un abito cucito dentro la propria pelle impossibile da togliere, come se fosse la propria maledizione, il proprio tallone d’Achille. Ci convinciamo che essere in uno stato di sofferenza perenne sia comune, normale, adattando la realtà che si ha attorno alla nostra prospettiva malata della vita, creando un equilibrio con questo limbo mortale, fino al momento in cui inevitabilmente si crolla.
Non si può vivere con un macigno di angoscia in gola che impedisce alla voce di fuori uscire, con lo stomaco pieno di tristezza che non lascia spazio al cibo, e neppure con la testa piena di rimpianti che continua a giudicarci persino nei sogni.
Questa non è vita, bensì un gioco infame tra la morte e l’istinto di sopravvivenza, nel quale nessuno vince.