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Quando morire è un diritto

Dopo dj Fabo anche Davide Trentini ha scelto una morte serena e indolore, quella dell’eutanasia. Infatti il 13 aprile 2017, il 53enne è morto accompagnato in Svizzera da Mina Welby, vicepresidente dell’associazione Luca Coscioni.

In un video pubblicato online da Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, Trentini pronuncia uno dei suoi ultimi discorsi: “La cosa principale è dolore, la parola dolore. Tutto il resto è in più. […] Io basta dolore. Subito!”

Si riapre quindi il tema dell’eutanasia e si fa sempre più evidente e stringente la mancanza di una legge in Italia che tuteli chi non riesce più a vivere in un corpo pietrificato o straziato dal dolore.

In un mondo non più basato su qualcosa di prestabilito, in cui il processo di individualizzazione ha preso sempre più piede, e quindi le capacità di autodeterminazione del singolo sono diventate sempre più ampie , costringere qualcuno a non poter scegliere di morire serenamente fa sorgere un dubbio. Non è forse questo un diritto negato, soprattutto quando non si può comprendere cosa voglia dire vivere in un corpo come quello di Davide Trentini?

E’ forse arrivato il momento di colmare una carenza legislativa che sembra porre l’Italia ad un passo indietro rispetto ad altri paesi europei?

In fin dei conti la discussione sulla legge del fine vita è ferma da mesi alla Camera dei Deputati. Ci si domanda che cosa si stia aspettando.

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