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Una destra moderna in rinascita mondiale?

Con l’assalto al Congresso di Trump e a Brasilia da parte di Bolsonaro, s’assiste a un modello d’estrema destra con un populismo dal largo sèguito, che si sta formando in molti paesi.

Negli ultimi anni è in atto un ritorno al potere nelle istituzioni occidentali di politiche ultra-conservatrici che portano come valori “Dio, patria e famiglia”, dimostrandosi tutt’altro che democratiche: l’abbiamo visto con Trump e Bolsonaro, ma si è verificato anche qui in Italia con l’assalto di Forza Nuova alla CGIL. L’estrema destra sta tornando anche in Ungheria, Polonia, Israele e pure Svezia ( paese noto per la sua caratteristica politica molto socialdemocratica).

Ma com’è avvenuta questa diffusione politico-sociale? Ce lo spiega Alessandra Algostino, docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Torino che, tra i suoi temi, parla e scrive di diritti, economia e pace: “È una macchia nera che sta dilagando. Nuovi fascismi? Non lo so, ma in ogni caso si registra un’unione avvelenata di autoritarismo e neoliberismo, ammantata da evocazioni nazionaliste e conservatrici, utili a compattare e neutralizzare anche solo l’idea del conflitto sociale”.

Sul sito volerelaluna.it, Algostino descrive questo fenomeno basandosi su quattro punti:

– Un ricorso alla necropolitica: una politica di lotta di classe al contrario, che si concretizza trovando un capro espiatorio nei confronti degli oppressi, come i nativi in Brasile o i migranti in Europa, arrivando anche all’aparofobia: paura e odio verso i poveri. “E’ necropolitica, in senso ampio, l’indifferenza alla sorte delle ‘vite di scarto’. Infine è necropolitica la devastazione ambientale, la corsa suicida al riscaldamento climatico, la distruzione della biodiversità. La necropolitica è una lotta di classe, a partire dalla considerazione che l’oppressione etnica e razziale non è accidentalmente correlata al capitalismo, è strutturalmente integrata a esso”.

– Una colpevolizzazione dei capri espiatori citati: ” Si allontanano così le responsabilità delle diseguaglianze e il rischio che esse generino rivolte, si espellono le classi subalterne, ovvero si negano le contraddizioni e il lato oscuro del modello neoliberista e si reprime il dissenso, arroccando la democrazia in una cittadella vieppiù autoritaria”.

-L’utilizzo nazionalista della triade Dio, patria e famiglia: “Esso fornisce una copertura identitaria che riscalda il freddo del neoliberismo con la sua competitività sfrenata e la solitudine dell’imprenditore di se stesso, creando anche un’ identità artificiale contro la materialità degli interessi comuni del conflitto sociale, distraendo dalle diseguaglianze e dalle loro origini”.

– E infine, la contraddizione di fondo tra democrazia e neoliberismo: “Mentre la democrazia contiene in sé l’uguaglianza, il neoliberismo produce strutturalmente diseguaglianza, si fonda su sopraffazione e dominio e, creando diseguaglianze, depredando e devastando l’ambiente, ha bisogno di altra sopraffazione e dominio per garantire la propria autoconservazione. La via per invertire la rotta è sempre la stessa: radicare una alternativa, dal basso”.

Questa profonda analisi è la prova che conferma una difficile convivenza tra democrazia e neoliberismo. Anzi, quest’ultimo dimostra tutt’ora uno stretto rapporto con l’autoritarismo estremista, rilevandosi allarmante per le libertà di tutt*.

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