| 

Il rappresentante di Istituto

«La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere
un’opinione, la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione»
G. Gaber

Giorgio Gaber parla di libertà come partecipazione, non è un concetto recentissimo, già per gli ateniesi la partecipazione all’ekklēsía, l’assemblea di tutti i cittadini, era un punto fermo nella vita di ogni uomo libero. Nel corso dei secoli, ovviamente, il concetto di partecipazione alla vita politica, intesa come sforzo collettivo per risolvere un problema, è radicalmente mutato. Oggi si è, a mio avviso fortunatamente, più attenti all’individuo, si cerca di valorizzarlo, si rispetta e si tutela maggiormente la sua sfera privata. Il singolo si sente sempre meno coinvolto nelle questioni politiche e, per motivi più che ovvi, non partecipa più direttamente al processo politico, diventato sempre più complesso, se non eleggendo dei propri rappresentanti.

Anche la scuola, da circa quarant’anni, con il D.P.R n°416 del 1974 e le successive modificazioni e integrazioni ha avviato un processo di autogoverno e democratizzazione, che nelle scuole superiori è aperto anche agli studenti. Oggi le scuole hanno un’ampia autonomia amministrativa e didattica e le decisioni principali vengono prese attraverso la consultazione e la deliberazione di alcuni organi collegiali. Fra questi il più importante è sicuramente il Consiglio di Istituto (C.d.I), composto dal Dirigente Scolastico, dai rappresentanti eletti dei genitori, dei docenti, del personale ATA (collaboratori scolastici, tecnici, impiegati amministrativi) e, nelle scuole superiori, degli studenti. Il C.d.I delibera su numerose questioni riguardati la vita scolastica dal bilancio dell’Istituto, alla progettualità, al calendario scolastico e tanto altro ancora.

Personalmente ho avuto l’onore di essere rappresentante di Istituto della nostra scuola l’anno scorso e l’esperienza mi ha insegnato e lasciato tantissimo come, credo, ogni impegno che ti metta direttamente a contatto con altre persone e che ti facciano agire per la collettività. In fondo Aristotele nel IV secolo a.C. aveva ragione quando nel suo trattato “Politica” affermava che l’uomo è un essere socievole  in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Lasciando da parte la filosofia, per quanto sia ancora molto presente nella vita di tutti i giorni, fare il rappresentante di Istituto è stato un qualcosa che mi ha fatto crescere, che mi ha fatto assumere delle responsabilità. L’anno scorso, dopo averci pensato su e aver consultato famiglia e amici, mi candidai. Arrivato in Vice-Presidenza compilai e firmai i moduli burocratici per ufficializzare la mia candidatura e mi segnai le date della presentazione del programma, che già da un paio di giorni stavo buttando giù insieme alla mia amica Flavia. Non ero agitato, anzi, avevo voglia di provarci, poi arrivò il giorno delle presentazioni. Era martedì 18 ottobre e dalle 9:00 alle 13:00 sarei stato in palestra 2 a presentare le mie idee. Scesi e già li le gambe iniziarono a tremare, poi arrivarono le prime classi, parlarono i primi candidati, finalmente arrivò il mio turno: mi misi in centro e iniziai a parlare cercando di nascondere l’ansia che provavo. Da li in poi tutto andò alla velocità della luce, il 27 ottobre ci furono le elezioni e venni eletto. Non pensavo di farcela, ma ora ce l’avevo fatta, avevo raggiunto il mio obiettivo.

Fino a giugno insieme a Manuel, Adina ed Edoardo mi sono impegnato a partecipare, ad informarmi, ad ascoltare tutti con pazienza e impegno. Ecco se dovessi riassumere il ruolo del rappresentate di Istituto in una parola direi comunità. I rappresentanti rappresentano, appunto, una comunità che è la nostra scuola, composta da ognuno di noi e il loro compito principale è ascoltare questa comunità, renderla partecipe. Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno direbbe Berlinguer. 

Se qualcuno mi chiedesse se candidarsi o meno la mia risposta non potrebbe che essere affermativa. Buttatevi, tentate, rischiate è il modo migliore per crescere, per migliorare e, cosa più importante, per cambiare le cose. La cosa però più importante da ricordare è che spesso chi si candida propone programmi pieni di bellissime idee, il problema è poi farle diventare realtà, per quello non bastano quattro persone c’è bisogno dello sforzo di tutti.

Voglio lasciarvi con le parole di Barack Obama rivolte soprattutto a noi giovani:

“Se siete stanchi di discutere con degli sconosciuti su internet, cercate di parlare con qualcuno di persona. Se qualcosa dovrebbe funzionare meglio, allacciatevi le scarpe e datevi da fare. Se siete delusi dai vostri rappresentanti, raccogliete le firme e candidatevi voi stessi. Fatevi avanti, fatevi sotto. Perseverate. Qualche volta vincerete. Altre volte perderete. Presumere che ci sia del buono nel prossimo può essere un rischio, e ci saranno momenti in cui sarete molto delusi. Ma per chi di voi sarà fortunato abbastanza da riuscire a fare qualcosa, da vedere da vicino questo lavoro, lasciate che ve lo dica: può ispirarvi e darvi energia”

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *