Maturità 2019, a che punto siamo?

 Quest’anno il ministro Bussetti ha concretizzato il primo passo verso la completa riforma del sistema scolastico italiano.

È infatti ormai noto che, a partire da quest’anno, la maturità cambia e non si tratta di qualche ‘virgola’. La riforma ha in primo luogo cambiato la prima prova, il saggio breve o articolo di giornale, cancellando il tema storico per concentrarsi in un nuovo modello di tema argomentativo ‘guidato’ su temi più moderni.

La seconda prova invece ha visto un’aggiunta di una materia, è dunque diventata una prova multidisciplinare legata al percorso di studi, come ad esempio greco e latino per il liceo classico. Questo cambiamento è stato forse quello più criticato non solo per la doppia-materia, che porterà non pochi problemi per la tempistica, ma anche per il metodo di valutazione.

La terza prova, ormai sostituita dalla seconda, è stata tolta in tronco senza se e senza ma.

Il voto di maturità 2019 tiene conto di una serie di diversi elementi che compongono la valutazione finale: i crediti del triennio – massimo 40 – e i voti delle prove scritte e dell’orale – espressi in ventesimi. Il voto finale massimo dell’esame di Stato si esprime in centesimi.

Per l’orale invece niente più tesina per rompere il ghiaccio, al suo posto si è scelto il metodo delle “buste”. Lo studente dovrà ‘estrarre’ l’argomento per ogni materia da una busta, così facendo dall’orale a ‘c’è posta per te ’ sarà un attimo.

 Le commissioni prepareranno un elenco di spunti sulla base del documento che sarà consegnato il 15 maggio dal Consiglio di classe e il candidato avrà, una volta sedutosi davanti alla commissione. Durante l’orale, i candidati esporranno anche le esperienze di alternanza scuola-lavoro svolte. Una parte del colloquio riguarderà, poi, le attività fatte nell’ambito di “Cittadinanza e costituzione”, sempre tenendo conto delle indicazioni fornite dal Consiglio di classe sui percorsi effettivamente svolti.

Insomma, una maturità tutta nuova, ma già difettosa, dunque a che punto siamo? Si potrebbe dire che siamo in una nebulosa confusione istituzionale che non ha ancora intenzione di dileguarsi, dunque chi ci penserà a fare un po’ di chiarezza?

 

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