Marcia indietro sull’aborto
Dall’inizio del governo Meloni ad oggi, sono stati depositati quattro disegni di legge in contrasto con il diritto all’aborto della legge 194, che rimane comunque imperfetta per la legittimazione dell’obiezione di coscienza dei medici.
Durante la campagna elettorale, tra i diritti che si pensava fossero più a rischio in caso di vittoria di Giorgia Meloni, l’aborto era forse il primo della lista. Sin da subito lei ha dichiarato che non avrebbe abolito la legge 194.
Formato il governo, è arrivata la ministra Roccella, nota per aver detto che l’aborto è “purtroppo un diritto”, ma anche per posizioni integraliste su famiglia e matrimonio: questo non portava nessun buon presentimento.
Finora, sono state fatte ben quattro proposte di legge che minano la 194: la prima di Maurizio Gasparri di Forza Italia, che richiede il riconoscimento giuridico del concepito; poi Massimiliano Romeo della Lega con l’introduzione del concepito nel nucleo familiare; la terza di FdI per istituire una giornata per la “tutela della vita nascente”; e l’ultima di Roberto Menia che riprende la proposta Gasparri.
Oltre tutto questo c’è un problema ancora più grave: la 194 stessa. Il fatto è che quando fu arduamente approvata nel 1978, si arrivò ad un compromesso sull’ introduzione dell’obiezione di coscienza, di cui in questi ultimi anni si vedono le conseguenze.
Il Ministero della Salute informa che gli aborti sono diminuiti del 70% dal 1982: significa che c’è stato un decremento del ricorso all’aborto, nonostante la carente presenza di consultori e di formazione di personale sanitario su pillole abortive e aborti, punti espressamente definiti nelle leggi 194 e 405, ma il problema da una decina d’anni è che in molti ospedali ci sono solo ginecologi obiettori, e quindi la legge viene aggirata.
Peccato, perché il pieno diritto all’aborto sarebbe un moderno passo avanti per il nostro paese su una tematica già approvata in altri paesi europei.
Faccio notare che si tratta di un diritto individuale di 30 milioni di donne.
“L’aborto è un diritto, e sui diritti non si torna indietro e non si contratta” Flavia Carlini (giornalsta e attivista)