Piccole donne

Amy March: ‘Beh; credo che abbiamo un po’ di potere su chi amiamo, non è qualcosa che accade tanto per accadere a una persona.’

Laurie: ‘Penso che i poeti potrebbero non essere d’accordo.’

Amy: ‘Beh, allora non sono un poeta, sono solo una donna. E come donna non ho modo di fare soldi, non abbastanza per guadagnarmi da vivere e sostenere la mia famiglia. Anche se avessi i miei soldi, che non ho, passerebbero a mio marito nel momento in cui ci staremmo sposando. Se avessimo figli, questi apparterrebbero a lui, non a me. Sarebbero di sua proprietà. Quindi non sederti lì per dirmi che il matrimonio non è una proposta economica, perché lo è. Potrebbe non esserlo per te ma sicuramente lo è per me.’

Il dialogo che abbiamo appena letto è stato recitato, magistralmente, da Timothée Chalamet (Laurie) e da Florence Pugh (Amy); per un film bellissimo che vale la pena vedere, specialmente se si ha letto i libri: Piccole donne.

Diretto da Greta Gerwig (regista di Lady Bird), questa nuova edizione del film è riuscita a racchiudere, grazie a uno straordinario studio, i primi due libri della saga autobiografica di Louisa May Alcott.

La vicenda inizia da Piccole donne crescono; Jo prova a pubblicare i suoi scritti, andando in diverse case editrici per provare a realizzare il suo più grande sogno: diventare una scrittrice. Di tanto in tanto ci sono diversi flashback che ci riportano al primo libro, Piccole donne, ci fanno conoscere la famiglia della ragazza e capire dove e quando è ambientato: America, New England, Guerra di Secessione americana. Diversi editori non accetteranno il suo lavoro, vuoi perché donna oppure perché non c’era bisogno di nuovi collaboratori. Proprio quando riuscirà a trovarne uno, e quindi sembra che tutto vada per il meglio, verrà chiamata a casa per assistere sua sorella Beth, gravemente malata.

Veniamo portati dall’altra parte dell’oceano, in Francia, dove incontriamo la sorella più piccola, Amy, e la zia March. Amy è l’artista di famiglia, il suo sogno è quello di affermarsi come pittrice ed essere riconosciuta dall’alta società. Per far ciò però, dovrà ‘accaparrarsi’ un marito molto ricco, come suggeritole dalla zia. Dotata di un forte caratterino, dirà tutto ciò che pensa delle baldorie di Laurie, incontrato casualmente, senza peli sulla lingua.

Grazie ad un altro flashback, riusciamo a conoscere il sogno della sorella maggiore, Meg: diventare un’attrice di successo. Le quattro sorelle avevano una tradizione: allestire un piccolo spettacolo per intrattenere un pubblico simbolico. Il testo era rigorosamente scritto da Jo, le musiche erano suonate da Beth, la scenografia ed i costumi di scena ideati da Amy e la parte recitativa curata da Meg.

Il ritmo di flashback è impressionante così come quello di ellissi, indispensabili al film, ma rendono, nel complesso, tutti benissimo. Non posso scrivere ulteriori informazioni sulla trama, altrimenti corro il rischio di fare spoiler imperdonabili. Nonostante ciò, ho trovato che la somiglianza con i due libri è impressionante, pertanto rimarrete tutti piacevolmente colpiti (e magari in qualche scena anche un po’ commossi) nel rivivere le avventure di casa March.

Come attori principali troviamo:

Emma Watson, Meg March;

Saroise Ronan, Jo March;

Eliza Scanlen, Beth March;

Florence Pugh, Amy March;

Laura Dern, mamma March;

Bob Odenkirk, papà March;

Meryl Streep, la zia March;

Chris Cooper, il signor Laurence;

Timothée Chalamet, Laurie Laurence;

Louis Garrel, Friedrich Bhaer;

James Norton, John Brooke.

Le battute degli attori sono state preparate con estrema cura, basti pensare al dialogo che hanno avuto Jo e la zia March, interpretata da una Meryl Streep come sempre impeccabile e che spiazza come sempre il pubblico:

Zia March: ‘Nessuno si fa strada da solo, men che meno una donna. Ti dovrai sposare bene!’

Jo: ‘Ma tu non sei sposata, zia March!’

Zia: ‘Ma che centra, io sono ricca!’

Oltre ad avere un cast stellare, la Gerwig ha avuto il supporto di tecnici di tutto rispetto: nella fotografia (il francese Yorick Le Saux), nei costumi (l’inglese Jacqueline Durran), e nella musica (il premio Oscar Alexander Desplat). Ricordo inoltre, che il film ha vinto l’Oscar per i migliori costumi ed era candidato per diversi altri.

Insomma, un capolavoro che vale la pena di vedere. Per chi non lo avesse già fatto,c caldamente la lettura dei quattro libri (Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini ed infine I ragazzi di Jo).

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